Roma, 16 ottobre 2013 – La Commissione europea e’ in procinto di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia a causa della norma che fissa una differenza tra uomini e donne negli di anni di contributi che devono essere versati per ottenere il pensionamento anticipato. Secondo quanto appreso dall’ANSA, domani sara’ decisa la messa in mora di Roma. Nel mirino della Commissione sono finite le disposizioni contenute nella legge 214 del 2011 in base alle quali gli anni minimi di contribuzione – validi sia per il settore pubblico che per quello privato – per ottenere la pensione prima di arrivare all’eta’ massima sono stati fissati in 41 e 3 mesi per le donne e 42 e 3 mesi per gli uomini. Secondo i servizi che fanno capo al commissario Ue alla giustizia Viviane Reding – titolare del dossier – la norma italiana (che dovrebbe entrare in vigore a partire dal gennaio prossimo) e’ in contrasto con l’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che stabilisce la parita’ di trattamento tra uomini e donne. E va anche al di la’ dei margini di manovra lasciati ai Paesi dalla direttiva varata dall’Ue nel 2006. Gia’ in passato, per l’esattezza nel 2010, la Commissione Ue era scesa in campo contro l’Italia, dopo la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di giustizia Ue, intimando l’equiparazione dell’eta’ pensionabile tra uomini e donne nell’ambito della Pubblica amministrazione. Una questione che venne poi risolta dal governo attraverso la riforma che porto’ anche per le donne, a partire dal 2012, l’eta’ pensionabile a 65 anni. Ora, in seguito a una denuncia presentata a Bruxelles, l’attenzione della Commissione si e’ focalizzata sulla differenza esistente tra gli anni minimi di contribuzione. La decisione di messa in mora dell’Italia rappresenta il primo passo della procedura d’infrazione e viene seguita, a stretto giro, dall’invio al governo di una lettera in cui vengono dettagliate le contestazioni e chieste delucidazioni entro un ragionevole lasso di tempo (in genere un paio di mesi).