Girano per le strade e riprendono pusher e violenti. Poi va tutto su Facebook e alla polizia: ”Riprendiamoci la città”
Venezia, 1 dicembre 2013 – Coprono il viso con baveri, cappucci e sciarpe, per non essere riconoscibili. Ma non sono né ladri né rapinatori: sono armati solo di torce e telefonini. Sono i ragazzi del Comitato Sos Mestre, gli ideatori di quelle che si possono definire «ronde 2.0»: la rete e i social network sono gli strumenti per segnalare le situazioni di disagio della città. Materiale che poi finisce nella loro pagina Facebook, dove si può incappare nella descrizione di una rissa in diretta come nell’annuncio di una serie di furti. Una forma di servizio di vigilanza globale che nasce in un momento caldo per la questione sicurezza a Venezia. L’ondata di furti, la crescita dei reati e la formazione di gruppi spontanei per le pattuglie cittadine ha messo in allarme anche il prefetto Domenico Cuttaia che, nei giorni scorsi, ha sottolineato la pericolosità di postare su Facebook foto o altro materiale di presunte situazioni di reato. I ragazzi del Comitato Mestre Sos sono giovani, ma non sconsiderati: non si ergono a giustizieri, non si sostituiscono alle forze dell’ordine.
Sono prudenti, evitano i guai. Sono apolitici e apartitici. Il nucleo del gruppo è composto da un pugno di ventenni. Si danno i turni ma a prendere sempre l’auto per il «giro» sono solo quattro. Si ritrovano dalle tre alle cinque sere a settimana. Appuntamento intorno alle 23 e poi si comincia, fino alle 3 del mattino. Tengono gli occhi aperti, fotografano e filmano se serve, qualcosa finisce in internet ma se il materiale è di un certo rilievo viene girato direttamente alla polizia. L’altra notte, ci hanno portato con loro. Il ritrovo è in un parcheggio di via Torino. Si fanno due parole, due risate in compagnia, poi si parte. «A volte usciamo anche noi per i fatti nostri, abbiamo una vita!» scherza uno di loro. «Però magari prima di tornare a casa si fa un giro di telefonate, ci si ritrova e si dà una controllata ». La prima tappa è in viale San Marco, all’ex centrale Enel. «Ci entrano gli sbandati, i senzatetto. Rompono le finestre, ci arrivano di notte e vanno via al mattino presto». Da lì le auto si spostano nel quartiere Piave, in particolare nella zona di via Ariosto. I ragazzi scendono, e si dirigono verso un blocco di garage. Tra un magazzino e l’altro ci sono preservativi e siringhe, avanzi di carta stagnola usata per scaldare l’eroina. «Vengono qui per nasconderla – dice un altro – abbiamo trovato più volte dosi nascoste».
Lui è un leader silenzioso. Studia per diventare criminologo, sogna di diventare poliziotto. Per lui non è solo un servizio volontario ma una vera passione. Conoscono a menadito quelle strade. Vedono tre eroinomani su una panchina in una laterale di via Dante. E scatta qualche flash. Anche qualche residente invia gli scatti nella posta privata del gruppo, segno che la rete ha la sua efficiacia. «Sono qui tutte le sere – dicono – sono talmente “fatti” che non si accorgono neanche di noi. A volte con loro c’è anche una ragazzina di 15 anni. Non può pagare in denaro e quindi si prostituisce con gli spacciatori». Il giro continua in via Fratelli Bandiera, tra trans e prostitute. Le conoscono per nome, sanno quanto guadagnano ogni sera. «Qualcuna si ferma a fare due chiacchere, altre ci mandano via in malo modo perché non vogliono perdere tempo». Il tour prosegue, sempre a Marghera, dove ci sono gli accampamenti dei «barbanera », come chiamano i senzatetto in queste zone: rom romeni che vivono di accattonaggio.
Gli accampamenti vengono smantellati quasi ogni settimana dalla polizia municipale, ma loro ritornano sempre. Quel cavalcavia lo sentono come casa loro. L’ultima tappa è al parco del Piraghetto. «Non ci avventuriamo mai troppo, facciamo giusto due passi. Qui gira gente armata… Dicono che si organizzino lotte clandestine tra cani, ma non abbiamo riscontri». Si ritorna al punto di partenza, ma i ragazzi non hanno finito. Vogliono riprendersi la città, e l’obiettivo è organizzare una manifestazione che porti in strada più gente possibile. «Speriamo di riuscirci in primavera, con una grande fiaccolata. Sarebbe bello vedere le strade più buie e pericolose di Mestre, per una volta, illuminate a giorno dalle torce dei cittadini ».
Davide Tamiello – Corriere del Veneto
Foto: un’immagine tratta da ‘Comitato Sos Mestre’
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