Prato, 6 dicembre 2013 – Durante il consiglio direttivo dell’Unione Industriale Pratese riunitosi ieri, in seduta straordinaria e aperta a tutti i soci, i sentimenti prevalenti fra i soci erano “un profondo cordoglio per quelle sette vite spezzate”; ma anche “tanta rabbia per le leggi e le regole minime di civiltà ignorate, per tutti quelli che fino ad oggi non hanno voluto vedere o capire fino in fondo un fenomeno molte volte denunciato”. Accanto al dolore sono emerse anche proposte per affrontare il problema dell’illegalità (di qualsiasi matrice e provenienza, indipendentemente dall’origine etnica dei titolari d’impresa) e la preoccupazione per il male che questa vicenda potrà fare al sistema economico pratese.
Dal punto di vista delle proposte si è confermata – si legge in una nota degli industriali – “l’importanza della vigilanza e dei controlli, ma se ne è anche sottolineata l’insufficiente efficacia se non accompagnati da azioni di più ampio respiro”. “Far crescere la conoscenza delle regole del fare impresa in Italia appare come un percorso imprescindibile; in particolare i rappresentanti del comparto confezione e maglieria hanno evidenziato come il loro impegno nei confronti dei subfornitori cinesi abbia portato alla piena emersione di alcuni laboratori”, scrive l’Unione Industriale Pratese.
“Con queste realtà aziendali si è stabilito un rapporto continuativo di collaborazione, con piena soddisfazione propria e di committenti anche particolarmente sensibili ai temi della legalità”, spiega l’associazione degli industriali. Il consiglio dell’Unione Industriale ha manifestato preoccupazione per quello che sta uscendo su media e social network anche a livello internazionale. “C’è il rischio che la tragedia venga strumentalizzata per colpire il Made in Italy, proprio adesso che l’Europa sta per adottare nuove regole sulla tracciabilità e trasparenza per tutti i prodotti a tutela del consumatore”, ha commentato Cavicchi.
“Le grandi griffe e le catene importanti vengono sì a Prato, ma per comprare tessuti e filati sempre innovativi che esistono solo qui, oppure per avvalersi dell’opera qualificata delle confezioni italiane e cinesi regolari – ha concluso Cavicchi – Associare a cuor leggero interi comparti produttivi pratesi a fenomeni criminali è da incoscienti, da persone che giocano senza scrupoli con la vita di chi in quelle imprese investe e lavora e per tutto un territorio che ancora punta fortemente su un’industria manifatturiera”. (Adnkronos)