Grosseto, 9 dicembre 2013 – Qualcuno sali’ a bordo della Costa Concordia dalla biscaggina di cui parlo’ Gregorio De Falco al comandante Francesco Schettino, per salvare i passeggeri. Insieme ai vigili del fuoco, ando’ sulla nave il vicesindaco dell’Isola del Giglio Mario Pellegrini, oggi testimone al processo di Grosseto. ”La nostra preoccupazione fu subito di sapere quante persone arrivavano nel porto. Parlando con il sindaco abbiamo ritenuto che dovessi andare a bordo per capire esattamente cosa era successo”. E cosi’ fece: Pellegrini rimase sulla nave dalle 23 del 13 gennaio alle 5 del mattino dopo. Mise in salvo decine di naufraghi e ”le mani insanguinate per tirare corde” furono la prova. ”Arrivai al ponte 3, non c’erano ufficiali ma tante persone che non sapevano piu’ cosa fare”, ha raccontato. ”Quando la nave ha iniziato a ribaltarsi, cercavo di camminare ma venivo scaraventato nella parete che era diventato ormai un pavimento”. Cosi’ viene fuori che, con altri, ”fra cui il commissario Barabba misi in salvo con una cordicella dei naufraghi che erano rimasti in un corridoio ormai diventato un pozzo pieno d’acqua. La prima persona che abbiamo portato in salvo era una ragazza che, entrata nel panico, abbiamo dovuto tirare su per le gambe. L’ultimo e’ stato un cameriere indiano che aveva ormai l’acqua alla gola. Avevo le mani tagliate dalla corda”. Una bambina stava per rimanere senza fiato a causa della ciambella di salvataggio, anche perche’ le si era frapposto un adulto: ”Allora urlai: non siate animali, prima i bambini”. ”In quei momenti non si ha paura, si aiuta chi ha bisogno”, ha anche detto Pellegrini. Oggi, prima di De Falco, ha testimoniato anche l’ammiraglio Ilarione Dell’Anna, che era direttore della Direzione marittima di Livorno: ”La notizia che c’era un problema grave ci venne dai carabinieri di Prato, avvisati dalla parente di una passeggera. La Concordia non avviso’ mai la capitaneria di porto di Livorno”. (ANSA).