Dramma in un’azienda taiwanese. I medici: ”Stroncato da una polmonite”. Ma le associazioni denunciano: troppe anomalie, faceva turni massacranti
Roma, 12 dicembre 2013 – Morire a 15 anni per troppo lavoro costruendo i gioielli tecnologici che invadono gli opulenti mercati occidentali. Succede ancora in Cina, a Shanghai, in una fabbrica della Pegatron, l’azienda taiwanese che, come la più famosa Foxconn costruisce gli iPhone 5 per la Apple.
In pochi mesi sono state cinque le morti sospette in questa azienda e si comincia a scartare la possibilità di coincidenze. L’ultimo a morire è stato Shi Zaokun, un ragazzino di soli 15 anni, che lavorava in quell’azienda solo da un mese. Shi è morto in realtà a ottobre, ufficialmente per polmonite, ma la notizia è venuta fuori solo ora. Per China Labor Watch, l’organizzazione con base negli Usa che si occupa dei diritti dei lavoratori nel Paese del dragone, nella faccenda ci sono diverse anomalie. In primo luogo la questione dell’età. Shi aveva solo 15 anni ma nei documenti dell’ospedale dove è stato ricoverato e poi è deceduto risultava averne 20. L’ipotesi è che per assumerlo ed aggirare i divieti di far lavorare un minorenne, la Pegatron abbia falsificato i documenti, facendolo risultare più grande. Per l’azienda invece sarebbe stato il ragazzo, per potersi far assumere, a presentare una carta di identità falsa. E poi i turni e le ore di lavoro: non più di 60 ore settimanali per contratto.
Eppure, secondo i timbri di entrata e di uscita dalla fabbrica, Shi avrebbe lavorato ogni settimana parecchie ore di più del dovuto, fino a 12 ore al giorno senza sosta. La Pegatron anche in questo caso ha detto la sua. Nei registri di entrata e di uscita, sostengono, sono segnalate solo le ore in cui il dipendente è in fabbrica ma non sono segnalate le pause, detratte le quali l’orario lavorato è quello previsto dalla legge e non di più. Secondo China Labor Watch, a questi operai viene anche spesso richiesto di lavorare persino nei giorni di festa nazionale, per non interrompere mai la produzione.
Eppure Pegatron e la stessa Apple non ci stanno a subire queste accuse. L’azienda taiwanese ha negato con forza qualsiasi collegamento tra il lavoro nei suoi impianti e le morti, compresa quella di Shi. Apple, pur ribadendo la sua volontà di controllare che tutto avvenga secondo la legge, dopo aver inviato un team di medici esperti ha fatto sapere in un comunicato di non aver ravvisato nulla di anomalo. Resta il fatto che per China Labor Watch quantomeno restano dei dubbi da verificare. (ANSA)