Il racconto della donna che lo scorso anno perse una gamba durante un tragico attentato nel quale morì il sergente Michele Silvestri
Salerno, 26 dicembre 2013 – Per lei questo è un Natale speciale. Monica Contrafatto è una soldatessa dell’esercito viva per miracolo. Ha 32 anni, bella e sorridente, originaria della Sicilia. Lo scorso anno ha perso una gamba in un tragico attentato in Afghanistan, durante il quale morì il sergente Michele Silvestri. Questo è stato il suo primo Natale a casa, a Gela, con la sua famiglia, dopo un anno trascorso tra cliniche ed ospedali. Il suo è un Natale carico di speranza: Monica il prossimo anno vorrebbe tornare in Afghanistan. «Il mio sogno è poter tornare ad aiutare quella gente, i bambini in particolare. In quella terra – spiega la soldatessa – noi italiani abbiamo fatto tante cose positive: costruito scuole, pozzi, ponti, abbiamo portato un po’ di pace. Non sono tutti cattivi così come si dice, spesso ci hanno salvato la vita informandoci preventivamente su attacchi programmati o sul posizionamento di Ied». Monica ricorda ancora chiaramente quei terribili momenti dell’attentato nel Gulistan, una delle zone più a rischio dell’Afghanistan. «La mattina avevamo subito un attacco con delle bombe da mortaio fuori dalla base – racconta emozionata – Uscimmo di pattuglia per riportare la sicurezza e per capire da dove veniva la minaccia. Una volta rientrati in base però ci attaccarono nuovamente. La prima bomba uccise il sergente Silvestri e ferì gravemente il maresciallo Pedata. La seconda bomba invece colpì me. Sono viva grazie ad un mio collega che mi vide sanguinante a terra e mi portò in spalla nel bunker dove mi diedero le prime cure in attesa dell’arrivo dell’elicottero degli americani. In quegli attimi – continua – ho pensato solo al mio lavoro, non ho pensato nemmeno a salvarmi. L’adrenalina caccia via anche la paura». L’attentato ha cambiato la vita di Monica ma non le sue idee. «Ero un militare, sono militare e morirò militare. Fra cent’anni però” sorride la soldatessa. Dopo le festività natalizie tornerà a Roma: la mattina ricomincerà ad allenarsi nella piscina del centro sportivo olimpico dell’esercito; il pomeriggio tornerà a lavorare in ufficio, presso lo Stato Maggiore dell’Esercito. “Lo sport è una medicina per stare meglio – racconta Monica – grazie al nuoto ho trovato un nuovo spiraglio di luce». Naturalmente non è facile perché «senza una gamba la mia stabilità si è spostata, mi manca il baricentro – spiega la soldatessa che ora spera “di poter presto partecipare alle paraolimpiadi di Rio del 2016». Ma il suo pensiero il giorno di Natale va ai colleghi impegnati nelle missioni di pace all’estero: «Il nostro è un lavoro difficile ed impegnativo ma ugualmente utile ed importante. A tutti i miei colleghi giungano i miei auguri dal profondo del cuore sperando possano contribuire sempre di più a portare la pace nel mondo».
Vincenzo Rubano
Fonte: La Città di Salerno