Pesaro Urbino, 27 dicembre 2013 – Un pestaggio violentissimo su tutto il corpo, poi una serie di colpi alla nuca, prima di finire in una pozza d’acqua, alta circa due metri. Cosi’ e’ stata uccisa Svetlana Roset, la badante moldava di 47 anni, il cui corpo e’ stato ritrovato la sera di Natale in un’ansa del fiume Candigliano, a poche centinaia di metri dalla casa che aveva preso in affitto a Piobbico. Al momento, l’unico indagato per la morte della donna e’ il marito Nicolae, denunciato anche dai suoi due figli: i carabinieri lo cercano attivamente sia in Italia, che nel suo paese, dove ritengono si sia rifugiato sin da sabato 14 dicembre, il giorno in cui e’ stata ammazzata Svetlana ed e’ stato visto prendere un treno alla stazione di Fano diretto al nord. Il sostituto procuratore della Repubblica di Urbino, Simonetta Catani, ha aperto un fascicolo per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.
L’autopsia, che si e’ svolta nel pomeriggio di oggi, ha praticamente confermato i risultati del primo esame cadaverico.
Su quel corpo, in avanzato stato di decomposizione, erano gia’ evidenti le ecchimosi e i colpi, pesantissimi, alla nuca.
L’esame ha rivelato anche che non c’era acqua nei polmoni della badante, che potrebbe essere stata gettata in acqua quando era solo tramortita. Il suo corpo era legato a dei pesi di cemento, con delle fascette utilizzate per impacchettare le balle di fieno, che lo trattenevano sul fondo. Un espediente che, secondo gli inquirenti, ha permesso al suo assassino di fuggire via prima che il cadavere fosse rinvenuto. I carabinieri avrebbero un’idea precisa anche sul movente del delitto: i rapporti tra marito e moglie si erano deteriorati, sia per questioni legate alla gelosia dell’uomo, sia perche’ Nicolae, che non aveva un lavoro fisso pur essendo regolare in Italia, dipendeva economicamente da Svetlana, un ruolo che evidentemente non aveva accettato. (AGI)
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