Il piccolo concepito da una minore rumena risultava nato all’ospedale di Scafati. Il 50enne adesso risponde di falso
Salerno, 29 dicembre 2013 – È accusato di alterazione dello stato civile di un neonato attraverso la formazione di un falso atto di nascita il cinquantenne salernitano atteso dall’udienza preliminare davanti al gup del tribunale di Nocera Inferiore. L’uomo è stato raggiunto dalla richiesta di rinvio a giudizio con fissazione dell’udienza per il prossimo tre aprile 2014 davanti al gup Valiante.
La vicenda, secondo le ricostruzioni della procura di Nocera Inferiore riguarda il figlio di una minore rumena. Il racconto della presunta madre, finito agli atti del fascicolo messo insieme in mesi e mesi di attività inquirente su delega della procura dei minorenni per l’indebito affidamento di minore, è una storia di immigrazione, a partire dall’arrivo a Roma dalla Romania nel 2004, con il successivo trasferimento con la famiglia nella zona di Mercato San Severino e il ritorno in provincia di Viterbo nelle feste di Natale dello stesso anno. Lì la famiglia della ragazza trascorse alcuni giorni in compagnia di una famiglia di amici rumeni, dove rimase per tre mesi in attesa di sistemazione. In quel periodo la ragazza venne corteggiata da un ventiseienne già sposato, che la trattava con gentilezza fino a chiederle di avere un rapporto sessuale con lui. «Io acconsentii, non perché ne ero innamorata ma perché mi trattava con gentilezza, con carezze e atteggiamenti dolci. Con lui ebbi tre rapporti completi».
Quando la ragazza rimase incinta, all’ospedale di Curteri le dissero che l’aborto non si poteva più praticare, spiegando che c’era facoltà di partorire senza riconoscere il bambino. «Me lo disse una donna che lavorava in ospedale. Si rivolse ad una nostra amica romena dicendo che lei avrebbe dovuto dire che era mia zia e che ero rimasta incinta mentre ero ospite a casa sua. Abbiamo fatto delle pratiche al consultorio di Mercato San Severino, per poi andare dalle suore a Pompei fino al parto. Ho partorito un neonato maschio il 13 ottobre 2005, avvalendomi della legge sull’anonimato».
Alla ragazza gli investigatori chiesero di eventuali rapporti con un uomo a Pompei, le mostrarono una foto e successivamente le indicarono delle generalità, ottenendo decisi “no”. Dopo aver guardato attentamente la foto, la minore non esitò. «Non ho mai conosciuto l’uomo, non ho mai avuto rapporti sessuali con lui, non ho mai avuto incontri a Pompei con nessun uomo».
L’atto di nascita incriminato, con dichiarazione dell’uomo attestante la sua paternità naturale, da donna che aveva partorito a Scafati e non consentiva di essere nominata, con il nome imposto di Salvatore, per la procura è falso perché concepito dalla minore romena con un suo connazionale. Numerosi elementi pesano sulla posizione dell’indagato, un uomo di Salerno atteso dall’udienza preliminare il prossimo tre aprile, a rischio processo per l’accusa di alterazione di stato civile di neonato con formazione di relativo atto di nascita.
L’indagato, se riconosciuto responsabile, rischierebbe una pena superiore a dieci anni di reclusione.
Alfonso T. Guerritore
Fonte: La Città di Salerno