Due imprenditori in manette, “evasi 21 milioni”

finanzaTorino, 11 gennaio 2014 – Arrestati ieri sera dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Torino due imprenditori italiani appena atterrati all’aeroporto di Caselle, provenienti dal Sudamerica, per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, realizzata mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
L’inchiesta coinvolge anche altre persone e si parla di un’evasione pari a 21 milioni. Le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari eseguite ieri riguardano D.A., 45enne di Chieri, e F.S., 37enne di Pino Torinese, e sono state emesse dal gip di Torino Alessandra Danieli. Sono state cosi’ completate le indagini coordinate dalla Procura di Torino (pool “penale dell’economia”) che, gia’ alla fine del 2013, avevano evidenziato un sistema truffaldino, finalizzato ad ottenere indebiti benefici economici e fiscali, facente capo a una societa’ consortile ed a sue consorziate, con la complicita’ di un commercialista. I due arresti di ieri sono, infatti, da collegare a quelli eseguiti il 17 dicembre scorso, sempre dalla Guardia di Finanza di Torino, che aveva trasferito in carcere, in concorso e per lo stesso reato, l’imprenditore G.D.P., di Rivalta, amministratore di diritto e di fatto della societa’ consortile (e di alcune consorziate), ed il suo consulente, P.V., di Chieri. Il sistema di frode, incentrato su appalti di servizi nei settori del facchinaggio o della consegna della corrispondenza, e’ venuto alla luce dopo alcune verifiche eseguite dall’Agenzia delle Entrate di Torino e prevedeva che, dopo l’aggiudicazione delle gare da parte della societa’ consortile, le commesse fossero sub-appaltate, prima ad un consorzio “filtro” creato ad hoc, poi a singole cooperative con sedi a Torino, Milano, Siena, Roma ed in provincia di Caserta, le quali, pur assicurando la regolare esecuzione dei lavori in Piemonte ed in Toscana, non versavano l’Iva e le ritenute all’Erario, con illeciti guadagni poi utilizzati, sia per “battere” la concorrenza sia per arricchimenti personali. I soci lavoratori delle cooperative, seppur assunti da queste ultime, operavano sotto lo stretto controllo di G.D.P.
con il risultato che 35 milioni di fatture emesse dalle cooperative al consorzio “filtro” – e da questi “ribaltate” per il medesimo importo alla societa’ consortile – rappresentavano documenti emessi per operazioni inesistenti (i lavoratori, di fatto, erano alle dipendenze della societa’ consortile). Gia’ eseguiti dei sequestri patrimoniali fino a concorrenza del valore dell’evasione constatata – pari a circa 21 milioni, che hanno riguardato unita’ immobiliari tra cui una villa di 16 vani sulle colline torinesi, auto, moto e conti correnti, per la successiva confisca a garanzia del credito erariale. (AGI) .