Vercelli, 12 gennaio 2014 – Usano social network come Facebook per adescare le loro vittime fingendosi belle ragazze, di solito straniere. E tutte con tanta voglia di conoscere nuovi amici. Fin troppa. Anche se spesso capita anche alle donne di essere contattate da uomini che si presentano come famosi modelli. Poi, dopo aver chiacchierato per un po’, invitano le loro ignare vittime a passare su Skype per avere un rapporto più «intimo». Per potersi mostrare in pose più provocanti e senza veli. E invitando ovviamente chi sta dall’altra parte dello schermo a fare altrettanto. Immagini osé e compromettenti che vengono poi registrate usando la webcam.
Così scatta la trappola per le ignare vittime, che hanno dai 16 ai 26 anni: la minaccia di pubblicarle sui social network o Youtube e mostrarle ad amiche e conoscenti. Unico modo affinché non succeda è comprare il silenzio dei malfattori. Una richiesta che costa, ovviamente: si va dai 500 ai 5 mila euro, a seconda dei casi e delle vittime. Con tanto di contrattazione da parte dei truffatori che vogliono solo racimolare soldi. Basta pagare.
Cinque i casi denunciati da inizio anno alla polizia postale dai giovani di Vercelli e provincia, tra cui alcuni minorenni. Anche se quelli che per vergogna non vengono raccontati sono molti di più, sottolineano gli agenti. I cinque giovani sono quelli che invece non sono incappati nella trappola dei malfattori e sono riusciti a rifiutare di pagare: senza paura hanno presentato denuncia per tentata estorsione.
In un caso invece la segnalazione non è stata fatta: una donna è rimasta vittima di un finto fotomodello. Le è stato chiesto di spogliarsi per lui. La giovane è però riuscita a terminare quella conversazione e poi a segnalare l’episodio agli agenti. «Capita sempre più spesso tra i giovani – spiega il dirigente della polizia postale, Rocco Pergola -. Il fenomeno è in aumento e su Facebook è incontrollabile. I genitori dovrebbero stare più attenti a come i loro figli usano internet. E anche gli adulti dovrebbero fare altrettanto. Purtroppo una volta inviati i soldi quasi sempre in Costa d’Avorio, o comunque all’estero risulta molto difficile, se non impossibile, recuperarli». L’appello è: «Bisogna che si impari ad usare il web in modo consapevole. Spesso non ci si rende conto di quanti pericoli si possono correre».
Floriana Rullo
Fonte: La Stampa