Sull’emergenza sicurezza ci sono le esternazioni, le promesse, i proclami. Fin qui si può discutere a lungo, fino allo sfinimento. Poi arrivano i numeri. E lì c’è poco da discutere. Quelli che pubblichiamo oggi, anche se è un po’ brutale e malinconico dirlo, significano una sola cosa: bandiera bianca. Nel 2013, nella categoria furti in casa, su 2088 fascicoli a carico di ignoti, 2087 sono stati archiviati. Il 100% meno una particella infinitesimale. Le indagini, se mai ci sono state, non hanno portato a nulla. Ora ci è più chiaro il senso di quel modo di dire da commedia all’italiana, tra i più usurati nel gergo investigativo della cronaca spiccia: «Il colpo messo a segno dai soliti ignoti…». Quanto ai noti, al netto dei rarissimi casi di arresto in flagranza con processo per direttissima, le cose non vanno in realtà molto meglio: su 102 fascicoli, 85 sono finiti archiviati, su richiesta dello stesso pm. Per gli amanti della precisione l’86,7%.
La scoperta dell’acqua calda? Non esattamente. Queste statistiche contengono un messaggio assai pericoloso, ahinoi perfettamente coincidente con il più diffuso sentire comune: denunciare non serve a nulla. E qui veniamo al cuore della questione. I volenterosi investigatori vi diranno che loro fanno il possibile, con gli scarsi uomini e i mezzi che hanno a disposizione. Fatto sta che lo Stato dà alla fine una pessima immagine di sé: considera questo tipo di criminalità così micro da non vederla affatto. Grave forma di miopia: un’emergenza strisciante può diventare alla lunga più pericolosa di un’emergenza conclamata ed eclatante. Di certo peggiora la qualità della vita e genera tensioni sociali. Inducendo peraltro, sia detto a beneficio di una certa propaganda leghista, grossolani errori di prospettiva. I numeri dicono che le nostre case non sono assediate soltanto dagli immigrati brutti e cattivi. Anzi, i ladri autoctoni prevalgono, anche se di poco: 138 italiani contro 132 stranieri (sempre dati, freschi freschi, del 2013). A riprova che la propensione al crimine è piuttosto trasversale, così come il diritto a vivere tranquilli in casa propria.
Già, i cittadini come reagiscono? Ci pare sopravvalutata l’anedottica sulle ronde, più folcloristiche che incisive. Con tratti di discreta comicità: a Spirano sono state a lungo annunciate, rinviate per nebbia (cioè le condizioni ideali per commettere un furto) e mai realizzate. A Parre sono state sperimentate ma interrotte per la pausa festiva delle vacanze natalizie (di nuovo il periodo più congeniale per i furti…). Lasciamo stare. Più innovativi e interessanti, semmai, sono i tentativi di creare una rete tecnologica, difensiva e solidaristica, attraverso le catene di mail o la messaggistica di Whatsapp sperimentata in Maresana. La gente si difende come può, cercando di stare al passo con i tempi. Ma fra tutti i gesti simbolici a noi è rimasto impresso il cartello esposto sul cancello dalla coppia di ottantenni di Castel Rozzone, derubata quattro volte: «Per i sig. ladri: casa rapinata 4 volte. Soldi oro finiti. Ps: lasciateci dormire in PACE». Non inganni il tono rassegnato, mite, verrebbe da dire ben educato nei confronti degli ignoti di cui sopra. Quel cartello è in realtà una denuncia dirompente. È la bandiera bianca alzata dallo Stato.
Fabio Finazzi
Fonte: Corriere della Sera
12 gennaio 2014
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