Terremoto del’Aquila: Pagati anche i consulenti del nulla

terremoto-laquilaL’Aquila, 15 gennaio 2014 – La madre di tutte le occasioni mancate nel post sisma per l’Amministrazione Cialente, dimessosi dopo l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto imprenditori ed ex assessori ed ex consiglieri comunali, si chiama «ripianificazione». Se per il rilancio dell’economia e per la ricostruzione delle abitazioni sono necessari quei tanto agognati fondi che il sindaco dimissionario accusa il Governo di non voler sborsare per ripensare la città del futuro sarebbe bastata la volontà politica di un’Amministrazione che è rimasta al governo per quasi sette anni. E per farlo la Presidenza del Consiglio nel 2010 diede l’ok alla creazione, con tanto di Ordinanza, di quella della «Struttura speciale di consulenza». Un pool di esperti, tecnici, ingegneri, architetti e geologi, dieci in tutto, costata alle casse dello Stato 800 mila euro. Il loro compito di portare avanti un processo di «efficace coordinamento delle iniziative per la ricostruzione e riqualificazione del centro storico dell’Aquila e delle frazioni e l’individuazione delle linee di indirizzo e delle priorità per assicurare la ripresa socio economica, la riqualificazione e l’armonico sviluppo del tessuto urbano e produttivo». Insomma, per farla breve, di redigere il piano di ricostruzione, arrivato dopo una lunga gestazione nel febbraio 2012, ma l’incarico ai consulenti è durato nel tempo, fino a fine novembre 2013. In quella data, infatti, come recita la determina che porta la firma del direttore dell’ufficio speciale Paolo Aielli è stato prorogato l’incarico agli ingegneri Paolo Angeletti, Alberto Cherubini, Giandomenico Cifani, Alberto Lemme e Vincenzo Petrini, al geologo Roberto De Marco, agli architetti Maurizio Ferrini, Georg Joseph Frisch e Daneiele Iacovone è scaduto il contratto da 33mila euro annui lordi che ciascun professionista ha percepito negli anni. Con un un team di esperti del genere era lecito aspettarsi una città che dal punto urbanistico e tecnologico sarebbe stata in grado di competere con le maggiori capitali europee. E invece L’Aquila ha continuato a navigare a vista, con provvedimenti estemporanei, come la variante al piano regolatore che ha permesso l’apertura di una discoteca in una zona ad alto rischio alluvionale (P4, come altri insediamenti che insistono nell’area di Pile, del resto) o con un estenuante dibattito, tra favorevoli e contrari, sulla centrale a biomasse nel nucleo industriale di Bazzano. Se questa è la programmazione, figurarsi cosa sarebbe potuto accadere senza. Per la cronaca i proprietari della centrale sono convinti di avere le carte in regola, tanto che i lavori nel cantiere sono iniziati nei mesi scorsi. Anche questo avevano pianificato i super consulenti? Per non parlare delle cosiddette aree bianche, ovvero porzioni di territorio a vincolo decaduto, al centro di centinaia di ricorsi, vinti, dai cittadini, che alle tasse dei cittadini costeranno qualcosa come mezzo milione in termini di condanne alle spese legali sancite dal Tar e che hanno già portato alla nomina di centinaia di commissari ad acta che hanno disciplinato, di fatto, l’urbanistica su porzioni enormi di territorio. La delibera per definire la questione, non è mai arrivata all’approvazione in Consiglio. Così come la vicenda delle casette in legno, nate come funghi in maniera disorganica e confusa, ma anche in questo caso il Comune non ha trovato di meglio che sfrattare quelle realizzate in area P4, ad alto rischio idrogeologico; la stessa della discoteca, altri centri commerciali e uffici nati dopo il sisma. Il ministro Trigilia, definito «sciacallo» dalla senatrice Pezzopane, ha ricordato che il piano regolatore è del 1975 e forse per questo (senza convocare il Comune) ha promosso la nascita di un gruppo di lavoro, composto da rappresentanti dell’Università dell’Aquila, urbanisti,economisti e accademici con chiari compiti di pianificazione che percepiranno un rimborso da 35mila euro a testa. Per assolvere ad un compito che avrebbero dovuto fare altri.

 

di Giorgio Alessandri
Fonte Il Tempo