Guidata da un italiano, era specializzata nelle rapine a bancomat e supermarket: i proventi servivono a finanziare la gestione di alberghi e discoteche
Torino, 18 febbraio 2014 – Era composta da nove rom e otto italiani, tra cui un esperto in gas esplosivi di 61 anni e un nobile torinese di 70 anni, la banda specializzata in furti d’oro sgominata dai carabinieri di Torino. Il nobile torinese è accusato di ricettazione: la tomba di sua moglie, scomparsa nel 2004, fu profanata, e gli investigatori ritengono che quel furto fu fatto su commissione per rubare i gioielli della defunta, sepolta al cimitero di Corio, nel Torinese
Con i proventi della sua attività illecita la banda finanziava attività lecite, come la gestione di alberghi e discoteche. Tra le altre anche una delle più conosciute a Torino, l’Hennessy. L’inchiesta, coordinata dai pm Paolo Cappelli e Roberto Furlan e condotta dai carabinieri, ha portato in carcere 17 persone per i reati di ricettazione e furto. Tra le accuse, però, anche la detenzione di esplosivi.
Oltre agli ordini di custodia cautelare, il gip Luca Del Colle ha disposto l’amministrazione controllata della società Society srl di Torino, che gestisce tutte le attività attraverso cui, secondo gli investigatori, veniva riciclato il denaro. Disposto anche il sequestro di conti correnti e documentazione contabile della stessa società.
Alla banda di ricettatori vengono contestati centinaia di furti in appartamento, rapine a bancomat e a casse continue di supermercati fatte saltare in aria con il gas. Iniziata nel marzo 2012, l’indagine ha accertato che l’ organizzazione era divisa così: gli stranieri si occupavano dei furti in casa, gli italiani della fusione in lingotti dei gioielli d’oro rubati. I nomadi andavano a rubare per tutta la provincia di Torino spostandosi con pullmini, gli italiani portavano invece la refurtiva a Valenza, per farla fondere. Si stima che da un chilo d’oro rubato ottenessero un lingotto del valore di 30 mila euro.
Gli stessi italiani si occupavano poi dell’altro troncone dell’organizzazione, quello dei furti ai danni di bancomat e casse continue di centri commerciali e supermercati. La banda aveva ideato un ingegnoso sistema per sapere quando un dispositivo era appena stato caricato di banconote. A realizzare le miscele esplosive a base di gas era Gabriele Benazzi, 61 anni, che gli investigatori ritengono il capo della banda.
Fonte: La Repubblica