Il supertestimone: “Martina non voleva uccidersi”

 

Martina Rossi
Martina Rossi

Genova, 20 febbraio 2014 – Il «ragazzo con gli occhiali», il supertestimone «originario di Urbino» con cui Martina Rossi aveva passato la sua ultima notte, si è presentato ieri ai carabinieri: «Sono io quello che cercate e sono pronto a raccontare tutto». C’è un nuovo colpo di scena nell’inchiesta sul giallo della morte della studentessa ventenne di Genova precipitata da un balcone di dell’hotel “Santa Ana” di Palma di Maiorca nell’estate 2012, scivolata forse nel tentativo di sfuggire a una violenza sessuale: si è fatto avanti un nuovo supertestimone, un coetaneo che aveva passato gran parte della serata insieme alla vittima. E la sua è una testimonianza che potrebbe essere davvero molto importante: «Ho passato con lei diverse ore – ha raccontato il giovane – Mi era parsa una ragazza normalissima, serena. Non aveva abusato di alcuna sostanza e, soprattutto, non era triste, né sembrava una persona che voleva togliersi la vita».

La svolta è arrivata dopo un appello della trasmissione “Chi l’ha visto?”, che ha ripreso quanto uscito su diversi quotidiani. A parlare di un misterioso “Mattia”, mai identificato fino all’altro ieri, erano state le amiche di Martina, Alessia N. e Isabella C., già interrogate dalla Procura: «Aveva passato diverse ore con Martina, è di Urbino. Si erano conosciuti in discoteca, qualche ora prima della morte».

«Una mia amica mi ha avvisato della trasmissione tv – ha spiegato ai militari – ero all’oscuro di tutto». Del suo racconto, che nei prossimi giorni sarà formalizzato di fronte al sostituto procuratore Biagio Mazzeo e alla polizia giudiziaria genovese, viene ritenuto importante soprattutto un passaggio, riguardante l’umore e le condizioni generali di Martina: «Mi era sembrata una ragazza molto tranquilla. Era felice. Abbiamo parlato dei nostri interessi comuni, anche io avevo fatto il liceo artistico. Di sicuro quella che ho incontrato non era una donna che aveva nella testa di suicidarsi dopo poche ore». Quel che la polizia spagnola bollò subito per un probabile suicidio, secondo la Procura, fu il tentativo di sfuggire a uno stupro: Martina scivolò nel tentativo di saltare da un balcone all’altro. Per quell’episodio sono indagati due giovani di Arezzo, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, inguaiati da testimonianze contraddittorie e da un’intercettazione ambientale registrata poco prima che venissero interrogati: «Stai tranquillo, sul corpo non ci sono segni di violenza». La vittima si trovava nella loro stanza perché le amiche si erano appartate con altri due toscani, Federico Biasetti ed Enrico D’Antonio, accusati di falsa testimonianza.

Marco Grasso
Fonte: Il Secolo XIX

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