Milano, 24 febbraio 2014 – Non ci sono più speranze per Alfredo Famoso, 68 anni, il tassista aggredito domenica sera in via Morgagni, all’angolo con piazzale Bacone, a Milano. L’uomo era arrivato in coma all’ospedale Niguarda, dove nella notte è stato sottoposto a un lungo e delicato intervento chirurgico. Secondo i sanitari dell’ospedale «c’è ancora una minima attività cerebrale» e quindi l’uomo non è clinicamente morto, ma resta in coma in condizioni molto critiche. Federico Famoso, il figlio, ha scritto lunedì mattina un drammatico messaggio su Facebook: «Colleghi, amici, mio papà è morto, è tenuto in vita da una macchina ma aspettano di toglierla. Scusate se ho scritto su Facebook vi chiedo scusa ma sono distrutto dal dolore. Me l’hanno ucciso per una lite con un pedone». Il messaggio ha raccolto la solidarietà e la vicinanza di amici e colleghi.
TAXI FERMI PER 15 MINUTI – I conducenti milanesi delle auto bianche, in segno di solidarietà e di vicinanza alla famiglia, si sono fermati per 15 minuti. «La tragica fine di Luca Massari nell’ottobre 2010 — è intervenuto Pietro Gagliardi, delegato per il settore taxi dell’Unione Artigiani —si è drammaticamente ripetuta per Alberto Famoso. Questo però è il momento del cordoglio, per le polemiche e per capire cosa davvero sia accaduto ci saranno i prossimi giorni, le indagini, i processi. Abbiamo scelto di fermarci per pochi minuti per ricordare l’ennesima scomparsa, per mano violenta, di uno di noi. Oltre che a lui, il pensiero va ai suoi congiunti e all’immane sofferenza che stanno provando. Non ci sono giustificazioni per quanto è accaduto».
IL FRATELLO – La notizia è stata confermata dal fratello del tassista, Andrea, nella sala d’aspetto dell’ospedale Niguarda: «Ci hanno detto che ormai non c’è nulla da fare». Andrea ne ha parlato come di un uomo «innamorato del suo lavoro, un vero professionista, molto cauto alla guida». «È incredibile, e dire che è sempre stato prudente, al punto che se ci volevano due minuti per raggiungere un cliente, lui ne annunciava quattro per non correre. Alfredo è più giovane di me ma ha più anni di lavoro. Ha iniziato 37 anni fa, prima faceva l’autista per la Sio di Sesto San Giovanni. Anche io facevo il tassista, ho smesso a maggio, troppe tasse».
L’AGGRESSORE – Il presunto aggressore lunedì, nel primo pomeriggio, è stato accompagnato in questura. Gli agenti lo hanno prelevato nel suo appartamento in via Plinio 16. Già durante la notte l’uomo, di circa 50 anni, era stato identificato. Dopo il fatto si era trattenuto qualche minuto sul posto, parlando con alcuni testimoni e lasciando nome e cognome, e si era allontanato solo in un secondo momento, su pressione della compagna, incinta di otto mesi, che non si sentiva bene. «L’uomo che ha aggredito ieri sera il tassista in via Morgagni non è scappato, si è allontanato probabilmente perché convinto che le condizioni dell’autista non fossero così gravi», hanno precisato gli investigatori della Questura di Milano. «Sembra che subito dopo la lite le condizioni dell’uomo non apparissero gravi come si è rivelato successivamente – hanno precisato in Questura -. Stiamo ancora effettuando accertamenti sull’identità dell’aggressore e ci sono ancora punti da chiarire sulla ricostruzione». L’uomo potrebbe costituirsi in giornata.
LE BOTTIGLIE – Secondo una prima ricostruzione, l’aggressore usciva da un vicino supermercato insieme con la compagna, portando l’acqua e le borse della spesa. I due stavano attraversando la strada sulle strisce pedonali tra via Morgagni e piazzale Bacone quando l’auto condotta da Famoso ha frenato bruscamente, quasi travolgendoli. Il 50enne in uno scatto di rabbia ha lanciato un cestello di bottiglie d’acqua contro l’auto. Il tassista è sceso, ed è scattato un diverbio. A questo punto la ricostruzione si fa più confusa. A quanto sembra, il cinquantenne avrebbe scagliato il cestello con le bottiglie (4, avvolte nel cellophane, di una confezione da 6). Dopo aver barcollato, la vittima avrebbe battuto la testa prima su una ruota di scorta esterna di una jeep parcheggiata, poi a terra. Il tassista è stato condotto poco dopo in codice rosso all’ospedale Niguarda, dove è arrivato in coma. «Stiamo attenti a non creare il mostro prima di aver stabilito esattamente l’accaduto» dicono gli investigatori.
Fonte Corriere della Sera