Randagismo, non è un affare di cani e gatti. Adesso si abbandonano i vitelli

Calves-pict-1Roma, 23 maggio 2014 – Non solo cani. Il randagismo è un fenomeno che, in alcune parti del Paese, interessa anche i bovini. Ed è un fenomeno in crescita. A denunciarlo è l’Ente Nazionale Protezione Animali che nei giorni scorsi su questo tema ha indirizzato una lettera ai Ministri della Salute (Beatrice Lorenzin), dell’Interno (Angelino Alfano), dell’Ambiente (Gian Luca Galletti) e delle Politiche Agricole (Maurizio Martina). L’abbandono sistematico degli animali da allevamento, già tristemente noto in Campania dove a farne le spese sono i cuccioli di bufalo, riguarda in particolare quei vitelli che non potendo essere utilizzati – in particolar modo nella filiera dell’allevamento familiare- dall’industria della carne né da quella del latte vengono allontanati illegalmente dagli allevamenti. «Allevatori senza scrupoli – spiega il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri – che considerano questi poveri animali non alla stregua di esseri senzienti, come la legge riconosce, ma unicamente come oggetti e quindi come una voce di costo. Un peso, un gravame di cui i loro proprietari vogliono liberarsi il prima possibile, incuranti del fatto che in tal modo non solo venga violata la vigente normativa che disciplina il settore, la quale prevede l’apposizione del marchio auricolare e l’identificazione degli esemplari, ma sia anche commessa una serie di reati.» Reati che vengono ritenuti, a torto, dagli allevatori come la soluzione più semplice ed economicamente vantaggiosa ad un “problema”. Se ciò accade, tuttavia, è perché i controlli delle autorità competenti non sono sempre così assidui e solerti quanto dovrebbero.
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Fonte QN.net