«Da pm a mero passacarte, assolvete De Magistris»

de magistrisDa titolare di una delle inchieste più delicate della storia calabrese recente, a semplice esecutore delle richieste del suo consulente. Questo il senso della requisitoria tenuta dal sostituto…

Roma, 24 maggio 2014 – Da titolare di una delle inchieste piu delicate della storia calabrese recente, a semplice esecutore delle richieste del suo consulente. Questo il senso della requisitoria tenuta dal sostituto procuratore Roberto Felici che ha chiesto l’assoluzione per l’ex pubblico ministero di Catanzaro e, dal 2010, sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Secondo la procura romana infatti l’inchiesta Why Not – partita in sordina ed esplosa poi con il coinvolgimento a vario titolo dell’ex capo del Governo Romano Prodi, del ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu e dei parlamentari Sandro Gozzi, Marco Minniti, Antonio Gentile, Clemente Mastella, Francesco Rutelli e Giovanni Pittelli – ha visto il ribaltamento dei ruoli in campo con De Magistris che da pm titolare era passato a elemento marginale della stessa inchiesta. L’ex pubblico ministero infatti – protagonista di numerose ed eclatanti indagini finite poi tutte (o quasi) in una bolla di sapone – avrebbe firmato, senza neanche leggerle, tutte le richieste di acquisizione di atti presentate dal suo consulente informatico (l’ex poliziotto ed esperto di intercettazioni a strascico) Gioacchino Genchi che era finito, di fatto, col diventare il vero dominus dell’indagine. Era Genchi infatti, secondo quanto emerso in dibattimento, a decidere chi mettere sotto controllo. Con tanti saluti alle norme che prevedono l’autorizzazione delle Camere per il via libera all’intercettazione di parlamentari in carica. Per l’ex consulente della Procura di Catanzaro, il sostituto Felici ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi di reclusione sottolineando più volte in sede di requisitori che Genchi «da semplice consulente ha avuto carta bianca per fare indagini che hanno comportato una violazione e un’indebita intrusione nella vita privata di alcune persone». Nella sostanza quindi non era il pm a condurre le indagini ma il super perito che, partendo dalle centinaia di nomi contenuti in un’agenda sequestrata all’indagato di Why Not, Antonio Saladino, avrebbe messo sotto controllo le utenze telefoniche di numerosi parlamentari. Un aspetto che ridimensiona la figura di De Magistris, tratteggiato da Felici come «semplice esecutore delle richieste di Genchi». Rispetto alle imputazioni che vedono alla sbarra il sindaco della città partenopea poi, il pm ha detto di non apprezzare «quelli che erano i suoi metodi d’indagine» ma di non avere trovato elementi per dire che fosse a conoscenza «che si stava commettendo un illecito acquisendo i tabulati senza autorizzazione».
di Vincenzo Imperitura

Fonte Il Tempo