Genova, 4 luglio 2014 – Un avvocato di Genova si è ritrovato l’altro giorno in studio il detenuto per violenza sessuale che, al mattino, era andato a trovare tranquillamente in carcere: «Mi hanno liberato di corsa – ha spiegato lui al legale con gli occhi sgranati – in base alla nuova legge…». Era solo uno dei circa settanta che, a Genova, sono stati scarcerati in fretta e furia, in base al decreto approvato il 26 giugno scorso dal governo e di fatto operativo da pochi giorni. La norma, adottata per far fronte ai problemi di sovraffollamento per i quali l’Italia era stata condannata nel 2013 dalla corte europea dei Diritti dell’uomo, oltre a prevedere un risarcimento per chi è stato trattenuto in penitenziari invivibili, rivoluziona in senso a dir poco riduttivo l’applicazione delle misure cautelari.
E allontana dalle celle, spedendolo nella migliore delle ipotesi ai domiciliari, un esercito di condannati magari per furti e rapine seriali in strada, oppure maltrattamenti in famiglia, stalking, bancarotta e corruzione. Al punto che il presidente dell’Associazione nazionale Magistrati, Rodolfo Sabelli, parla di «difesa sociale a rischio» e lo ribadirà fra pochi giorni in commissione giustizia alla Camera, dove si sta preparando la definitiva conversione in legge. Anche se il ministero ha precisato che «il testo sarà modificato».