Roma, 31 luglio 2014 – Potrebbe segnare un punto a favore dei due fucilieri di marina Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, l’archiviazione disposta dal tribunale di Busto Arsizio rispetto alla presunta tangente che secondo l’ipotesi accusatoria era stata versata dai vertici di Finmeccanica nei confronti di personalità indiate per la commessa milionaria di 12 elicotteri aw101 della Agusta Westland. L’archiviazione del procedimento infatti potrebbe gettare acqua sul fuoco rispetto alla situazione dei due marò, rinchiusi da quasi tre anni in India in seguito alla morte di due pescatori durante un’incursione piratesca ad una nave italiana su cui prestavano servizio di vigilanza i due militari italiani. Se infatti, storia di pochi mesi fa, i rapporti tra l’Italia e il sub continente indiano erano arroventati anche dalle accuse di corruzione rivolte dai giudici lombardi ad alcuni esponenti di vertice della nomenclatura indiana – accuse arrivate proprio quando la suprema corte indiana doveva decidere sulla possibilità di condanna a morte dei due fucilieri di marina – dopo l’archiviazione del caso le cose potrebbero, questo l’auspicio, cambiare in meglio. Negli atti del procedimento infatti risultavano numerosi pezzi da 90 del governo indiano: Sonia Gandhi e il suo segretario politico Ahmed Patel, il premier Manmonah Singh, i ministri Veerapa Moily allíEconomia e Oscar Ferandes ai Trasporti, il governatore del Bengala M.K. Narayana e il capo delle ferrovie indiane Vinay Singh. Nomi pesanti che avevano alzato la tensione nei rapporti tra i due paesi e che avrebbero potuto riversarsi proprio sulla testa di Girone e La Torre. Ora però la Procura, con il provvedimento di archiviazione, ha riconosciuto, da un lato, l’estraneità di Finmeccanica rispetto alla presunta corruzione e, dall’altro, che Finmeccanica, sin dal 2003, ha adottato – e, costantemente aggiornato – un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire reati della stessa specie di quello contestato, rivolgendo grande attenzione anche agli aspetti di compliance, al fine di garantire adeguati standard di correttezza ed eticità. Ma se da una parte, la caduta delle accuse giudiziarie contro i vertici indiani potrebbero avere reso meno pesante la situazione dei due fucilieri di marina, dall’altra sono ancora tanti gli intoppi che ritardano la conclusione della vicenda.
A partire dalla mancata concessione delle rogatorie internazionali sollecitate dal Procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e ancora rimaste inevase. Interrogati a marzo scorso infatti i due marò avrebbero fornito elementi di innocenza che il magistrato vuole verificare. Ma, stranamente, da New Delhi, nessuna risposta è ancora pervenuta. Un ennesimo colpo all’Italia da parte dell’India, che ancora sta valutando la decisione sull’imputazione di cui dovranno rispondere i due fucilieri italiani, all’epoca dei fatti di scorta alla nave Enrica Lexie.
Attualmente i due militari sono sotto indagine alla Procura di Roma, la quale ha raccolto a marzo scorso un lungo interrogatorio dei due, dal quale emergerebbero numerosi spunti che dimostrerebbero la loro innocenza. Sull’intricatissimo giallo legato alla morte dei due pescatori indiani è intervenuto poi anche il Capitano di fregata Antonio Colombo, rappresentante del Cocer della Marina Militare che in un’intervista rilasciata alla radio di stato australiana si è scagliato contro l’immobilismo del governo italiano rispetto alla sorte dei due militari: «La cosa che non mi piace – spiega l’ufficiale – è che non ho ancora sentito una volta Renzi, la Mogherini, non parlano di questi ragazzi! Ma perché non parlano? Li ignorano. Vogliono fare in modo che la cosa cada nel dimenticatoio? Io non lo capisco, e non lo dico da militare ma da italiano».
di Vincenzo Imperitura