TERAMO, 31 Luglio – Paura, rabbia. E soprattutto senso di abbandono. Perché neanche la tragedia sfiorata per un soffio ha spinto le forze dell’ordine ad aumentare la guardia su un quartiere che rischia di diventare una polveriera. Tanto che anche gli annunciati presidi davanti alla palazzina, che avrebbero dovuto funzionare come deterrente rispetto ad eventuali atti di sciacallaggio, alla fine si rivelano un bluff. Solo lucchetti per evitare furti. Qualche pattuglia è passata sporadicamente per i controlli. Tutto perché le forze dell’ordine sono sotto organico. Da tempo il quartiere lamenta episodi inquietanti. «Ieri mi ha chiamato una signora che abita di fronte alla palazzina andata a fuoco – conferma il presidente del comitato di quartiere Paola Persia – e mi ha detto che c’erano già state diverse segnalazioni in Questura di movimenti strani. Tanto che qualche settimana fa alcuni ragazzini avevano bruciato dei citofoni e successivamente avevano bruciato una busta di panni usati che da lì a qualche giorno Caritas e Croce Rossa avrebbero dovuto ritirare. Poi l’incendio del motorino e il rogo che ne è seguito». Lo stesso presidente dell’Ater Marco Pierangeli, per il quale l’eventualità di furti o atti di sciacallaggio nelle case popolari sarebbe più che remota, aveva dichiarato come quello di lunedì notte non fosse certo l’unico episodio ai danni delle palazzine. Eppure l’asticella della sicurezza non sembra destinata ad alzarsi. Così come da parte delle istituzioni sembra esserci scarsa sensibilità verso il dramma di chi da un giorno all’altro si è trovato senza casa, nella paradossale situazione di dover comunque essere contento perché sopravvissuto. «Nessuno ci viene incontro, nemmeno per le esigenze più banali come quelle di riprendere i vestiti per poter andare a lavorare – racconta un residente – Ieri mattina siamo andati a casa con la speranza di trovare qualcuno che facesse il presidio, invece non c’era nessuno. I portoni erano chiusi con catene e lucchetti e quando abbiamo chiamato i vigili ci hanno detto che loro non se ne occupavano più e che dovevamo chiamare l’Ater. Il risultato è stato che abbiamo douto aspettare per diverso tempo che qualcuno venisse ad aprire». Ma per il presidente dell’Ater sono solo polemiche strumentali. «Sono andati sotto al palazzo con la speranza di trovare qualcuno che gli aprisse ma senza appuntamento e senza niente – commenta Pierangeli – Quando ci hanno informato è passato giusto il tempo di prendere le chiavi e siamo arrivati quasi in contemporanea io e l’impresa che ha le chiavi». Parole e toni quelli di Pierangeli che per molti residenti sono segno di istituzioni lontane anni luce dai cittadini. E che alimentano rabbia e insofferenza di chi sta vivendo un dramma, con gli sfollati ospitati negli alberghi alle prese anche con i problemi relativi ai pasti. Perché risolte le prime questioni la soluzione trovata è stata quella di garantire il pernottamento con prima colazione e un pasto a scelta tra pranzo e cena.