Shanghai (Cina), 2 agosto 2014 – E’ di almeno 68 morti e circa centocinquanta feriti il bilancio non ancora definitivo di una violentissima esplosione avvenuta in uno stabilimento metallurgico di Kunshan, citta’-satellite di Shanghai da cui dista un quindicina di chlometri, nella provincia orientale cinese dello Jiangsu. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ufficiale ‘Xinhua’, sono gia’ stati arrestati per concorso in omicidio colposo plurimo due dirigenti dell’impianto, appartenente alla compagnia ‘Zhongrong’ che produce pezzi per automobili destinati ai colossi dell’industria americana del settore. La deflagrazione, talmente potente da sfondare i vetri alle finestre degli edifici in un raggio di oltre 500 metri, sarebbe stata provocata dall’accensione accidentale di una fiamma ossidrica, o comunque da una temperatura insolitamente elevata, in un locale saturo della limatura derivante dalla lucidatura di componenti metalliche, che ha scatenato una repentina reazione chimico-fisica.
La fabbrica, assediata dai parenti degli operai che cercavano notizie sulla sorte dei propri congiunti, e’ stata subito isolata dalle forze di polizia con cordoni di sicurezza.
Immediatamente sono fioccate su Internet le denunce della mancanza di garanzie per i lavoratori, e dei profitti enormi che anche grazie a questo riescono ad accumulare gli investitori stranieri.
La gravita’ della sciagura e’ confermata dal fatto che il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang si sono affrettati a inviare sul posto una delle figure di piu’ elevato rango del regime, Wang Yong, membro del Consiglio di Stato e capo della Sasac, la commissione speciale che gestisce le aziende pubbliche. La Cina, seconda economia a livello mondiale, e’ uno dei Paesi al mondo con la maggiore incidenza di incidenti sul lavoro a causa della carenza di misure di prevenzione.
AGI