3 Agosto. – Il giallo è tutto in poche righe, scritte frettolosamente l’8 giugno scorso e mandate via mail al board dello “Studio Sutti” di via Monte Napoleone a Milano. Una mail di addio firmata da Cosima Corinne Schutterle due giorni prima di essere inghiottita dai boschi del Bernina che l’anno restituita cadavere solo nelle scorse ore. «Caro Stefano (Sutti, uno dei titolari dello studio legale, ti ringrazio per l’amicizia e per il rapporto professionale costruito negli ultimi anni – si legge nella mail mandata dall’account di posta dell’avvocato italo-tedesco -, ma nelle ultime ore sono successe cose che mi impediranno di tornare in Italia e continuare a collaborare…». Dopo la mail, il silenzio. Neppure una risposta alle domande dei colleghi “allarmati” per i toni.
Da questo particolare gli amici di Cosima vorrebbero far partire le indagini per dare un contorno «netto e chiaro» al mistero frastagliato che, ancora oggi, appanna la storia dell’avvocatessa ritrovata con la testa mozzata in un pascolo del Bernina. Il referto medico svizzero, messo nero su bianco nei primi verbali, parla di una tibia fratturata e nessun’altra ferita evidente sul corpo della donna che solo nei prossimi giorni sarà sottoposto all’esame autoptico. Apparentemente non sarebbero visibili a occhio nudo, compatibilmente con l’avanzato stato di decomposizione del cadavere, nè fori di proiettili, né segni di coltellate. Eppure sarebbero diverse le incongruenze segnalate alle autorità elvetiche dai colleghi milanesi dell’avvocato, gli unici che si sarebbero interessati del caso.
La madre di Cosima Corinne Schütterle, infatti, è ricoverata con una grave malattia degenerativa in un centro di riabilitazione tedesco e quindi non è stata informata dell’accaduto. Non ci sarebbero parenti conosciuti e anche Maurizio L., il compagno di vita, un tassista milanese con cui per sette anni ha diviso lo stesso tetto, sembra essersi volatilizzato, scomparso nel nulla il giorno dopo il litigio che ha portato all’annullamento delle nozze annunciate con le pubblicazioni lo scorso aprile. Insomma, a parte i colleghi, Cosima Corinne a Milano era sola, accompagnata nella vita dai suoi inseparabili cagnetti Penny e Amadeus, due West Highland White Terrier. Gli stessi con cui è scomparsa l’11 giugno.
«Sicuramente gli investigatori dovranno fugare ogni dubbio» – sottolineano in studio dove hanno messo a disposizione degli inquirenti sia l’account mail della collega che ogni altro tipo di informazione. L’unica certezza è che il corpo di Cosima Corinne è rimasto all’addiaccio per oltre 40 giorni e 40 notti, in balia degli eventi e degli animali selvatici. Chi l’ha ritrovata ha raccontato che il cadavere era senza scarpe, che mancava un braccio e la testa. Ricostruzione confermata solo parzialmente dalla polizia svizzera, che non ha battuto ciglio davanti al corpo smembrato adagiato sull’erba, lontano dai sentieri battuti dai turisti. A conferma del giallo anche la scatola cranica, trovata solo tre giorni fa a un chilometro e mezzo di distanza. Accanto al corpo, infatti, c’era solo la mandibola grazie alla quale è stata identificata. Nata a Baden Baden in Germania, Cosima Corinne da 15 anni viveva a Milano collaborando come tributarista con lo “Studio Sutti”. Attaccata al lavoro e “pasionaria” della materia, stava organizzando un convegno internazionale con l’Agenzia delle Entrate. «Ci teneva molto – ha confermato la collega Nicoletta Barbaglia -. Quando ho letto l’ultima mail ho provato a scriverle. Ma non ho più avuto risposta…».
Tanto basterebbe per far pensare a una fuga da “qualcuno o qualcosa”. All’Hotel Edelweiss di via Nazionale a Resia di Curon Venosta, in provincia di Bolzano, Cosima Corinne è arrivata la sera dell’11 giugno, quattro giorni dopo aver troncato la relazione con Maurizio L.. Con sè aveva tre grosse valigie, troppe per una breve vacanza. Al giallo si somma il mistero dei due inseparabili cani: Penny è stata trovata vicino alla Toyota parcheggiata a circa tre ore di cammino, mentre di Amadeus non ci sarebbe traccia. Per il resto solo illazioni e la convinzione che alla tragica fine di Cosima Corinne manchi ancora un vero perché.
Giuseppe Spatola
Fonte: LiberoQuotidiano