Il delitto di via Poma è il nome con cui storicamente si ricorda l’assassinio di Simonetta Cesaroni, un fatto di cronaca nera avvenuto martedì 7 agosto 1990 nel palazzo di via Carlo Poma n° 2 a Roma, tutt’ora irrisolto.
Nel corso degli anni furono svolte svariate indagini e ipotizzate varie piste investigative, e ha visto tre persone accusate del delitto tra il 1990 ed il 2011: dapprima Pietrino Vanacore (Monacizzo, 1932 – Torre Ovo, 2010), portiere dal 1986 al 1995 del palazzo teatro dell’omicidio, poi Federico Valle (Roma, 1972), nipote dell’architetto Cesare Valle che viveva nel palazzo, ed infine Raniero Busco (Roma, 1965), all’epoca dei fatti fidanzato di Simonetta Cesaroni, che all’epoca del processo, vent’anni dopo il delitto, sarà sposato con Roberta Milletarì e padre di due bambini.
Il delitto di via Poma appare all’opinione pubblica come un caso di cronaca nera che per troppi anni è stato segnato da errori gravi che ne hanno compromesso le indagini, impedendo di scoprire l’autore dell’omicidio. Si sarebbero dovuti approfondire alcuni immediati elementi oggettivi, non era chiaro infatti si trattasse di un delitto passionale, attuato da qualcuno che Simonetta conosceva bene, oppure di un delitto casuale, attuato per ragioni istintive da qualcuno che la vittima non conosceva. Non si è mai avuta alcuna certezza che l’assassino fosse conosciuto dalla vittima, cosicché questa resta solo una delle tante supposizioni. Uno dei tanti misteri che hanno sempre circondato il caso fu il fatto che nessuno abbia visto l’assassino entrare nella scala B e poi uscirne, dal momento che per farlo doveva per forza passare dall’ingresso principale del palazzo. (wikipedia)