Apre il fast food “halal”: è polemica

FRANCE/La Spezia, 4 settembre 2014 – Via libera del Comune della Spezia all’apertura del primo fast food che propone solo carne “halal”. E scoppia la polemica. Si tratta di carne ottenuta con una macellazione che segue i precetti dell’Islam, che non consentono di stordire gli animali, ma ne prevedono la morte cosciente, per dissanguamento.

Immediata, la protesta dei movimenti animalisti, contrari alla pratica di uccisione, che aumenta la sofferenza. Il caso riguarda il via libera del Comune della Spezia all’apertura in Piazza Garibaldi del primo punto vendita della catena franchising “Chicken ‘n chicken”: che tratta solo carne “halal”. La protesta, ricalca da vicino quella che sta scuotendo Sarzana: dove il Comune ha deciso di inserire le carni “halal” nel menù scolastico.

L’oggetto della discussione, non sta nelle libere scelte religiose di ciascuno: ma nella scelta delle istituzioni, di introdurre sul territorio delle pratiche considerate crudeli, tanto da essere vietate a tutti gli altri. La norma sulla macellazione, obbliga a stordire gli animali: evitando loro almeno un po’ di sofferenza. Nel caso delle carni “halal”, la macellazione è invece cosciente. Viene consentita in deroga alle norme che tutelano i diritti degli animali. La parola araba “halal” significa lecito, e si contrappone ad “haram”, proibito. Nel rituale islamico, l’animale va tenuto cosciente fino al completo dissanguamento, che può richiedere molto tempo. In questo tempo, gli animali soffrono: e questo innesca la protesta.

L’Enpa, tre anni fa, ha tentato di far abolire la deroga che l’Italia ha prima concesso, poi abrogato, e poi riconfermato. La comunità europea lascia la facoltà agli stati, di stabilire come fare: e ci sono stati che non consentono questa procedura. Il Comune della Spezia, ha scelto di definirsi “Comune contrario alla vivisezione”: ma la macellazione rituale, secondo gli animalisti, è una forma di violenza. Tanti, sono gli aspetti delicati, che si intrecciano nel dibattito – ampio – sull’opportunità di introdurre questo tipo di uccisione degli animali.

C’è chi ritiene che sia opportuno, per favorire l’integrazione, consentire a chi arriva da fuori di beneficiare di regole diverse da quelle che trova qui. C’è chi ritiene che le regole debbano restare uguali per tutti, senza deroghe: e che chi arriva debba inserirsi nel tessuto sociale che trova. La contestazione spezzina, non entra nelle questioni religiose: si pone essenzialmente dalla “parte degli animali”. Chiede al Comune “se ritenga giusto, diffondere carni ottenute senza che sia concesso agli animali di affrontare la morte dopo essere stati almeno storditi, ma soffrendo per ore”.

Al Comune, viene chiesto “come mai non abbia affrontato un sereno dibattito, prima di dare il via libera”, e viene fatto notare che “il fast food è del tutto simile agli altri, e che non c’è alcuna informazione, all’esterno, sulle pratiche con le quali si arriva alla carne “halal”: mentre sarebbe giusto dare piena informazione sulle caratteristiche della macellazione islamica, in modo da consentire una scelta di consumo consapevole”. La commercializzazione di carne “halal” ha dietro di sé, come ogni prodotto, un aspetto economico significativo. Ci sono multinazionali che la commerciano da anni: in Italia la stessa Coop ha deciso di venderla, in alcuni dei suoi ipermercati, nella convinzione che si tratti di una scelta di integrazione.

Fonte il Secolo XIX
A.L.