PALMA CAMPANIA – Tornare a casa e scoprire che tua figlia ha il terrore della “maestra con la mazza” e tuo figlio, il più piccolo, un ematoma sull’occhio. E capire che anche la più fragile, la disabile figlia dei vicini, è stata isolata, esclusa, maltrattata. Appena venti pagine. Ecco le accuse che portano agli arresti tre insegnanti.
“Porco, ma come puzzi”. Oppure, “Ti piglio a mazzate”. O ancora: “Ti faccio male!”. E giù una bacchettata sulla schiena, o su un braccio, o uno strattonamento, o la “mano della maestra che afferra l’orecchio sinistro della bimba, insieme ai capelli, e tira con vigore”. O un ceffone che va giù “pesante sul collo di un altro bambino”, fino a lasciarlo a terra, un po’ impaurito un po’ depresso, “con i piccoli che si avvicinano guardinghi a dargli conforto”.
“Sequenza costante di violenze e vessazioni”
“Porco, ma come puzzi”. Oppure, “Ti piglio a mazzate”. O ancora: “Ti faccio male!”. E giù una bacchettata sulla schiena, o su un braccio, o uno strattonamento, o la “mano della maestra che afferra l’orecchio sinistro della bimba, insieme ai capelli, e tira con vigore”. O un ceffone che va giù “pesante sul collo di un altro bambino”, fino a lasciarlo a terra, un po’ impaurito un po’ depresso, “con i piccoli che si avvicinano guardinghi a dargli conforto”.
“Che le devo dire poi a tua madre?”
“Ripetuti attacchi fisici e verbali” sarebbero stati compiuti “da parte di tutte e tre le maestre, nei confronti dei piccoli”, scrive il giudice nel disporre la custodia cautelare. Ovvero: “strattoni, spinte, calci, schiaffi al capo e sul di dietro, oltre ad imprecazioni ed espressioni dispregiative, erano all’ordine del giorno” in quella sezione B della succursale della “Russo”. Gli episodi hanno un numero e una scena. Vengono enumerati, trascritti e commentati dagli inquirenti.
Eccone alcuni. Scena 33. “Classe in subbuglio. La Graziano interviene. Raggiunge un gruppo di bambini che si trovano sotto la finestra di sinistra. Chi la vede arrivare scappa, ma non tutti la avvertono. La Graziano afferra una bimba , prima le tira i capelli, poi le molla uno schiaffo e la spinge lontano. La bimba si mette a sedere. La Graziano si rivolge al bambino proprio vanti a lei: “Porco, porco e porco! E come puzzi!””.
Scena 34. “Nella classe c’è ancora confusione. La Graziano si dirige verso due bambini che si trovano sotto la finestra. Ne punta uno che non ha possibilità di scampo. Gli dice: “Come devo fare con te: poi che gli devo dire a tua madre? Il bambino capisce le intenzioni della donna e si porta la mano alla testa gridando: “No”. La Graziano prima lo scuote e dopo lo percuote alla testa con due schiaffi in successione”.
Scena 37: “La scolaresca è abbandonata a se stessa, la classe è in subbuglio, due bambini si azzuffano e si scaraventano a terra. Carmela Graziano è in aula indifferente, sopraggiunge anche Rosa Ambrosio, nulla cambia, vi sono inoltre bambini che si sporgono pericolosamente dalla finestra”.
La disabile abbandonata nel seggiolone
È una delle scene che più turba gli inquirenti. Scrivono infatti i carabinieri di Palma, e di Nola, nell’informativa citata dal giudice. “La piccola è ancora sola, nel seggiolone, in disparte (poco prima una maestra l’aveva spinta lontano dal gruppo, ndr). Si agita come prima su e giù per avvicinarsi ai bambini che giocano. Stavolta Giovanna Donnarumma non la fa nemmeno accostare: le va incontro, le afferra l’orecchio sinistro assieme ai capelli e tira con vigore. Prima di lasciarla le dà uno strattone tanto violento da piegarle la testa, infine uno spintone per allontanarla ulteriormente dagli altri bambini. Un bambino con i capelli chiari, corti, che ha visto la scena perché seduto davanti alla compagna, la avvicina, la consola e le dà alcuni dei suoi giocattoli che prende dal cestino rosso che porta in mano”. Aggiungono ancora i militari: alcuni bambini, dopo aver subito le percosse, “venivano lasciati in disparte dal resto della classe, in silenzio: lì si vede ricostruiscono gli investigatori sulla base delle riprese con telecamere nascoste abbassare lo sguardo, rifugiare la testa tra le braccia, distendersi a terra a lungo a faccia in giù, fissare tristi il loro aguzzino consolati solo dalla carezza di qualche compagno”.
IL balletto doveva essere perfetto
Il comportamento delle tre maestre diventa poi particolarmente teso , e quindi più intollerante e violento nei confronti dei loro scolari, nella tarda primavera: con l’avvicinarsi della recita di fine anno. Possibile che le maestre erano inquiete e picchiavano di più perché temevano di fare brutta figura? Sembra proprio di sì: almeno questa è la ricostruzione del gip. Sul “saggio” non si poteva fallire.
Chiosa il giudice, parlando di un problema di visibilità esterna: l’allarme per le loro condotte “aumenta durante i preparativi per la recita di fine anno”, probabilmente perché temono di fare brutta figura se l’esecuzione non sarà all’altezza delle aspettative.
LCSO