L’insensatezza europea: nuova guerra fredda con la Russia e pericolo islamico dimenticato

putinLe scaramucce che ai più pessimisti fanno addirittura presagire un’inutile guerra, quella con la Russia, distraggono il mondo occidentale dal pericolo reale. L’orda dei tagliateste di Isis è alle porte di Israele e minaccia persino l’Europa, mentre i governanti europei si dilettano a giocare alla guerra fredda con la potenza ex sovietica.

Un’Europa di conquistadores che pensa all’annessione dell’Ucraina si scontra contro le velleità imperialiste russe mentre oltre il Mar Nero continuano le decapitazioni, osservate da un occidente attonito ma munito di pop corn.
Non si tratta di un film horror di bassa qualità, di un b-movie da sala di provincia, ma di una realtà che l’Europa non vuole vedere. Non la vuole vedere da molto tempo, ad essere onesti, visto che i confini europei verranno tutelati (forse) solo da Frontex Plus, una missione che arriva in ritardo, dopo un lungo piagnisteo italiano che non ha saputo imporre con sufficiente forza il problema in sede internazionale.

Oggi, per non pensare a combattere la vera minaccia, l’Europa mangiata dal verme del politicamente corretto combatte una nuova guerra fredda, che vorrebbe o potrebbe sfociare idealmente in una nuova Operazione Barbarossa di hitleriana memoria, ma si sa, con la Russia in inverno è meglio non scherzare.
Persino le sanzioni economiche imposte e poi inasprite dall’Ue, finalizzate a “penalizzare l’economia russa per convincere Putin a esercitare pressioni sui ribelli filorussi situati ad est di Kiev affinché sia riportato l’ordine in Ucraina” hanno generato i primi effetti collaterali tanto indesiderati quanto prevedibili. L’Ufficio Studi Sace prevede ad esempio un rallentamento dell’export italiano “pari al 12% nel 2014 e dell’11% nel 2015″. In questo caso l’Italia “registrerebbe una perdita totale di esportazioni pari a 2,4 miliardi di euro nel biennio 2014-2015, di cui 1 miliardo nel settore della meccanica strumentale”. E’ la previsione più pessimista dell’Istituto Sace, non per questo inattendibile e soprattutto non per questo la più pessimista in assoluto.
I dodicimila quintali di pesche piemontesi bloccati da Putin sono lì a dimostrarlo. Così come la disperata richiesta congiunta di tutti gli assessori all’Agricoltura delle Regioni italiane, costretti ad implorare “misure urgenti di sostegno per il comparto lattiero-caseario e l’ortofrutta duramente colpiti dall’embargo russo“. Alcune regioni, come il Friuli Venezia Giulia, rischiano di essere particolarmente svantaggiate. Nel settore ortofrutticolo, il secondo più penalizzato dopo quello lattiero-caseario, a livello nazionale l’export complessivo in Russia ha un valore di oltre 706 milioni di euro, pari al 2,1 per cento sul totale del Paese.
Tutto questo mentre l’ottima Mogherini sostiene che la Russia non sia più un partner economico di riferimento per l’Ue. Federica Mogherini, proprio colei che da Ministro degli esteri italiano è diventata Alto Commissario per gli Affari Esteri dell’Ue. Siamo in buone mani.

Dal punto di vista cinicamente geopolitico, per l’occidente sarebbe opportuno guardare altrove, mollare il braccio di ferro con Putin e chiedergli aiuto, invocare una sua azione contro il terrorismo islamico, soprattutto contro quei focolai che presto potrebbero assalire le nostre coste e poi quelle di tutta Europa.

Unirsi e combattere, sradicare il fondamentalismo e l’ideologia di morte, spegnere i bollori estivi, non con la guerra fredda ma con la ragione.
Un grande ice bucket challenge in testa ai governi europei, non per la nota catena, ma per farli rinsavire da questa inutile follia e fare finalmente i nostri interessi. Sempre che sia anche Putin a volerlo.

Fonte

SC