L’occidente è caduto, soffocato dai perbenisti

Activists of Pakistani Mutaida Sheri MahL’occidente è caduto. Lentamente, mentre sorseggiava il suo tè inglese o ingozzava un grasso panino americano.
Le arterie inesorabilmente si chiudono, nessun malore a segnalarne la fine precoce, solo una vistosa ed opulenta obesità.
Immobilismo, la parola che ha segnato di più gli ultimi 20 anni, la riottosità dei nostri governanti nel tutelarci, l’indecisione nel pensare ad un futuro degno di questo nome.

Un’unica guerra al terrorismo, nata nel 2001 e mai terminata, nonostante il simbolo dell’occidente fosse crollato fisicamente, sotto gli sguardi attoniti di tutto il mondo.
Gli attentati di Madrid e quelli di Londra sono solo un vago ricordo che non risveglia il terrore dei nostri primi ministri.
Si vede la paura solo negli occhi della gente comune, nella diffidenza verso il prossimo, spesso incondizionata ed esasperata da situazioni di incertezza, le cui colpe ricadono soltanto sulla nostra piccola porzione di mondo.

Il Patto Atlantico, una vestigia di un lontano passato di cui è rimasto solo un feticcio: la Nato, un’alleanza per la “difesa collettiva”, troppo preoccupata di difendere se stessa a colpi di perbenismo ed uccisa dal politically correct.
Quel politicamente corretto che ha portato alla lapidazione di Magdi Allam per “islamofobia” o forse semplicemente per aver detto la verità che il politically correct non può accettare.
La stessa correttezza che porta i nostri connazionali a pensare che Israele sia il criminale e Hamas la vittima; che porta la comunità internazionale a chiedere ad Israele di fermarsi.
Solo oggi l’occidente si risveglia dal torpore estivo, proponendo una coalizione internazionale contro l’ISIS: Barack Obama e Kerry in testa, ma anche l’inaspettato Abbot ha assicurato che l’Australia si unirà a Canada, Italia, Francia, Gb e USA.

Tutto questo avviene dopo che perfino un nemico storico come Hezbollah ha sottolineato la minaccia del califfato che incombe e ha deciso di combattere contro l’ISIS a difesa degli ultimi baluardi di civiltà, incredibilmente a fianco di Israele.
Dalla proclamazione del Califfato sono passati due mesi, nei quali la comunità internazionale ha lanciato soltanto minacce, ridicole, perché l’impotenza dell’occidente è visibile a tutti, tranne che a noi stessi.

Le campagne afgane ed irachene sotto l’egida Nato sono state un evidente fallimento, una guerra persa spacciata per vinta grazie a qualche battaglia fortunata.
Il terrorismo non teme quest’occidente immobile frenato da un’oppressiva coscienza che il nemico non ha mai avuto.
Il mondo civile ha già perso questa guerra, ancora prima di provare a combatterla, perché non è più potente e credibile, non ha più la forza di imporre la propria idea. Il miraggio della democrazia e della pace sono stati distrutti dall’autocritica e dallo scetticismo verso la libertà, il libero mercato e il modello di vita occidentale.
L’Italia, è l’emblema della distruttività e dell’autocritica, della sconfitta della Nazione.

Lo scontro, mascherato da crociata religiosa, è una battaglia tra due civiltà e culture confinanti, la guerra che l’occidente si appresta a combattere è una disfatta: mentre ancora ci si interroga sull’opportunità di un’azione militare, il nemico decapita innocenti.
Il nemico vince quando converte cittadini occidentali e li convince a partire per stare nella fazione opposta, vince quando l’occidente non sa come contrastare l’idea malsana e, non avendo nulla da contrapporre, evita persino di cercare di sradicarla militarmente, interrogandosi tra mille incertezze perché impaurito da chissà cosa.

E’ triste pensare di essere arrivati al capolinea, alla fine di una bella favola, ma è la drammatica realtà, che ci spinge a guardare se tra le vittime di un attentato ci sia anche un italiano anziché identificarci tutti come vittime.
L’agonia dell’occidente terminerà, le sofferenze di questo malato cesseranno sotto la sciabola del vostro vicino di casa tagliateste convertito, l’ovest morto sotto il peso del jihadista della porta accanto.
O forse no, forse l’occidente saprà unirsi in un unico popolo con un ultimo colpo di reni e non cedere alla tentazione dell’autocommiserazione, esportando un po’ di quella “sana democrazia” che solo sotto la famiglia Bush abbiamo imparato ad apprezzare.


Fonte

SC