Rabbia, onore e dignità

fedeli (7)di Marco Intravaia, figlio di Domenico carabiniere ucciso a Nassiriya

Roma, 11 settembre 2014 – Soffro ogni volta che un carabiniere o un poliziotto perde la vita, viene ferito, umiliato, deriso. Mio padre è morto a Nassiriya. Avevo 16 anni, oggi ne ho 27. Ai quattro colleghi di papà accoltellati a Roma esprimo grande affetto e tanta solidarietà. Per me, ogni volta, è come ripiombare indietro nel tempo. Avverto lo stesso dolore. Mio padre viveva per l’Arma e per lo Stato. E per me l’Arma e lo Stato sono la famiglia. Sono accanto anche al carabiniere che a Napoli ha sparato accidentalmente, come è emerso dall’autopsia sul corpo del giovane morto, perché presto la verità emergerà limpida. Sono vicino a quanti, in ordine pubblico o in indagini difficili, rischiano di non tornare a casa la sera. In questi giorni di polemiche per il blocco degli stipendi ai pubblici dipendenti sono ovviamente accanto alle forze dell’ordine e anche se da tutte le parti i toni sono stati alti, mi auguro che il premier riveda la sua posizione e vada incontro alle esigenze di chi indossa una divisa per 1.300 euro al mese. Carabinieri e poliziotti lavorano per la salvaguardia di valori importanti e per la tutela di ogni cittadino italiano. Sono il cuore dell’Italia. È dovere di tutti difendere chi ci difende.
Fonte Il Tempo
D.E.