Messi a giudizio per frode fiscale, perche’ ”non poteva non sapere”. Il tribunale di Gavà, vicino Barcellona, ha respinto il ricorso presentato dall’argentino contro i tre capi d’imputazione per frode fiscale. Secondo il giudice spagnolo, l’asso del Barcellona non poteva non essere a conoscenza dell’attività del padre, Jorge Horacio, peraltro suo agente e amministratore economico. L’accusa parla di guadagni dai diritti di immagine non dichiarati tra il 2007 e il 2009, per un mancato versamento all’Erario di 4 milioni di euro.
L’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza dell’Agenzia tributaria spagnola, aveva chiesto al magistrato titolare dell’inchiesta, aperta a Barcellona per evasione fiscale nei confronti di Messi, di processare l’attaccante del club blaugrana per i tre reati fiscali commessi fra il 2007 e il 2009 e l’evasione di 4,1 milioni. Il rinvio a giudizio non collima con la richiesta di archiviazione presentata il 17 giugno scorso dalla Procura di Barcellona, dopo il ‘pagamento riparatore’ effettuato dal calciatore argentino di 5 milioni al fisco, per saldare il debito, e le dichiarazioni dei redditi complementari presentate da Messi per gli esercizi 2010 e 2011. Nell’inchiesta, avviata nel giugno del 2013, il giudice istruttore accusò Leo Messi e il padre di aver simulato la cessione dei diritti d’immagine del calciatore a società con sedi in paradisi fiscali. In tre anni, il campione argentino avrebbe ricevuto 10,1 milioni in diritti, dei quali avrebbe omesso di dichiarare almeno 4,1 milioni.
Roma, 3 ottobre 2014
ANSA
A.L.