Pare che agli italiani i baffi non piacciano abbastanza. Peccato. Avrebbero potuto essere una grande opportunità, da tanti punti di vista. E’ partita ufficialmente la campagna globale ‘Movember’ 2014, quella che trasforma uomini e donne in simpatici baffuti in nome della lotta al tumore alla prostata, ma l’Italia ‘ufficialmente’ è ancora fuori. Non è detta però l’ultima parola: se ci rimboccassimo le maniche forse un giorno potremmo esserci…
‘M’ da Mustache (in inglese baffo), ‘ovember’ da november (novembre), uguale Movember, l’organizzazione globale, nata in Australia, responsabile dello spuntare a Novembre di ‘simbolici’ baffi sulla faccia di oltre 4 milioni di uomini e donne in tutto il mondo, Italia ‘ai primi passi’ compresa. Un movimento transnazionale che dal 2003 al 2012 ha raccolto oltre 559 milioni di dollari (i dati del 2013 saranno svelati a breve) e ne ha devoluti almeno 500 al finanziamento di più di 800 programmi permanenti in 21 paesi dove la presenza del movimento è stata ufficializzata mentre il restante 10% è gestito dal Global Action Program (Gap – il Programma di azione globale lanciato nel 2010 di cui fanno parte oltre 300 ricercatori, tra i migliori specialisti al mondo).
A riceverli Australia, Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Singapore, SudAfrica, Spagna, Svezia, Svizzera, Gran Bretagna, Stati Uniti, stati questi che ospitano la ‘campagna ufficiale’. L’Italia invece, collocata da Movember nel ‘Rest of the World’ (il Resto del Mondo) , in tutto “è stata ‘premiata’ con 25.250 euro, a lei assegnati nell’ambito di Gap 3 (una delle cinque aree d’intervento del Global action program, Programma di azione globale di Movember – ndr) e ne deve esser fiera – spiega all’Adnkronos Jenny Malsen, la ‘voice australiana’ del Movimento – Perchè ancora non abbiamo lanciato la campagna ufficiale nel vostro paese”.
“Abbiamo moltissimo lavoro da fare prima di stabilirci ufficialmente in un paese: guardare all’interesse che il Movimento suscita tra la gente e la comunità scientifica, ai potenziali partner con cui lavorare, attivare i procedimenti di ‘due diligence’ per verificare che i fondi vadano a giusta destinazione. Quindi partiamo con la campagna ufficiale: lancio del sito web, agenzie di relazioni esterne. Ma in Italia – spiega – non siamo ancora arrivati a questo stadio. La osserviamo con interesse, come altri paesi ed apprezziamo il fatto che la ‘base’ sia coinvolta nonostante noi non siamo operativi sul vostro territorio”.
Un coinvolgimento popolare spontaneo che purtroppo non ha ancora del tutto incuriosito e travolto il mondo accademico e le più prestigiose società di urologia e oncologia italiane. “Conosce Movember?”. “So che esiste, ma non è ancora diffusa come notizia” o “credo di averne sentito parlare” è la risposta più frequente. Lo dicono tra gli altri dalla Siuro (Società italiana di urologia oncologica), dalla Siu (Società italiana di urologia) .
“Non li conosciamo. Per sentito dire sì, ma è una realtà in Europa poco diffusa”, afferma con convinzione il professor Vincenzo Mirone, segretario generale della Siu. Ne è certo perchè “rappresento anche la terza carica nella Società europea di urologia (Eau – ndr) e se ci fosse un’associazione transnazionale importante, io sarei il primo a sposarmi con loro. Ma ora che me lo dice, li cerco”. Speriamo di sì.
“A volte ong come questa sono talmente creative da lasciare scettiche le realtà ‘più istituzionali’ – commenta Nino Vaccaro, direttore accademico del Center for Business in Society della prestigiosa Iese Business School di Barcellona – Si tratta di realtà che hanno la capacità di sensibilizzare a ‘giuste cause’ con inventiva e di acquisire risorse finanziarie attraverso modelli di network originalissimi.
“Movember, ad esempio, nel cogliere un problema sociale, legato al fatto che ci sono tante organizzazioni che si occupano di salute della donna ma nessuna di quella degli uomini, ha saputo usare il social network non solo in modo virtuale ma anche ‘out of the network’ (fuori dal network – ndr). D’altronde Immaginate di presentarvi improvvisamente al lavoro con i baffi o con il parrucchino”. Chiunque chiederà: “Perchè?”. E questo è già un grosso risultato.
Uno scarso slancio, per lo meno iniziale, da parte del mondo accademico lo ha raccontato anche su Tedx il fondatore di Movember, Adam Garone, quando ricorda il suo primo incontro con il Ceo della ‘Prostate Cancer Foundation’ australiana nel lontano 2004: “Gli dissi: ho un’idea fantastica che potrebbe trasformare la vostra organizzazione. Così gli parlai della mia visione: invitare gli australiani a farsi crescere simbolicamente i baffi per promuovere la causa di Movember e raccogliere fondi attraverso party a fine mese dedicati ai baffuti e tanto altro ancora. ‘Promuoveremo la vita e rivoluzioneremo il modo degli uomini di guardare alla loro salute – spiegai – Ma abbiamo bisogno di un partner autorevole, che ci legittimi’. Mi guardò ridendo e rispose: ‘E’ un’idea originale Adam ma noi siamo un’organizzazione ultraconservatrice e non possiamo avere nulla a che fare con te. Comunque se raccogli fondi, saremo felici di riceverli”.
A sposare la causa dalla ‘base’ in prima fila nel bel Paese sono tra gli altri i rugbisti della nazionale che sostengono l’inizativa attraverso la Gira (Giocatori d’Italia Rugby associati), associazione non ancora riconosciuta dalla Federazione a cui fanno capo i giocatori delle Zebre e del Treviso.
In arrivo, un video promozionale da veicolare in rete e possibilmente anche su Sky sport, magliette autografate da vendere in beneficenza su cui troneggiano stampati baffi giganti e ‘test match al baffo’, partite cioè in cui i giocatori scendono in campo baffuti per attirare attenzione e far crescere consapevolezza su un tema delicatissimo per gli uomini. La più importante, Italia Sudafrica, il 22 novembre a Padova al termine della quale sono previsti grandi happening, cocktail, aste di beneficenza e vendite di gadget per raccogliere fondi, il più possibile.
“Abbiamo bisogno di sponsor – afferma Giulio Toniolatti, rugbista delle Zebre impegnato nel coordinamento della mobilitazione pro-Movember attraverso Gira – L’anno scorso abbiamo raccolto circa 10mila euro ed un amico ci aveva fornito più di 1000 magliette. Quest’anno non sappiamo ancora chi”. Benetton? “Magari potessimo coinvolgerlo!”.
LCSO