Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il ministro Maria Elena Boschi a porre la questione di fiducia sul Jobs act. Lo si apprende da fonti di governo.
Alta tensione nel Pd sulla fiducia al ddl delega sul jobs act. Civati aveva avvertito Renzi: ‘La fiducia sulla legge delega, che è già uno strumento fiduciario, sarebbe segno di rottura’. E anche Fassina ha minacciato ‘conseguenze politiche’. Da Fi Toti chiarisce: ‘Non voteremmo la fiducia’.
Il governo, intanto, ha convocato per domani alle 8 i sindacati per un confronto sulla riforma del lavoro e per le 9 Confindustria, Rete imprese Italia e Alleanza delle cooperative. La leader della Cgil Camusso attacca Renzi: ‘Come la Thatcher non dialoga, siamo pronti al confronto ma anche al conflitto’. Poi sull’incontro di domani: ‘Incontro domani? Un’ora sola ti vorrei’.
“Se la delega resta in bianco e’ invotabile e con la fiducia conseguenze politiche”. Scrive, su Twitter, Stefano Fassina. E Civati: ”Il governo pare intenzionato a mettere la fiducia sulla legge delega che è già uno strumento che più fiduciario non si può. Una legge delega che tra l’altro è vaga, vaghissima e tutti possono leggervi quello che preferiscono”. Pippo Civati lo scrive sul suo blog. “Sarebbe qualcosa -aggiunge – a metà tra la provocazione spicciola e un esautoramento del Parlamento, nonché un segnale di debolezza, oltre che sul piano politico un segnale di profonda rottura”.
“Se la delega resta in bianco e’ invotabile e con la fiducia conseguenze politiche” – http://t.co/R9CvIzy4fS
— Stefano Fassina (@StefanoFassina) 6 Ottobre 2014
Intanto Mineo dà l’aut aut al premier: ”dovrà scegliere tra minoranza Pd e Ncd “Il documento approvato in Direzione parla di tutele importanti, di un’agenzia del lavoro, di abolire tutti i contratti impropri, tutto questo è contenuto nei sette emendamenti presentati dalla minoranza democratica, quindi tocca a Renzi dire se li fa propri o meno”. Lo ha detto Corradino Mineo, senatore del Partito Democratico a La Telefonata di Belpietro. “Se non lo fa dirà che avrà scherzato, se invece li prenderà in considerazione avrà dall’altro lato un Sacconi che non ne vuole sapere. Tocca a lui scegliere”, ha concluso Mineo. ‘No a delega in bianco’
La Cgil, in vista dell’incontro di domani mattina con il governo affila le armi. Camusso, insiste nel paragonare Renzi alla Thatcher. Siamo a metà del semestre europeo a guida italiana – dice al vertice dei sindacati Ue – “e non c’è stato ancora accenno di dialogo sociale da parte del presidente del Consiglio. Questa modalità si era vista in Europa una sola volta, con madame Thatcher”
Il sindacato italiano è sempre pronto al confronto ma anche al conflitto per contrastare scelte politiche non condivisibili: così Camusso che parlando dell’incontro previsto per domani con il governo, ha detto che con la convocazione si è avuto “un cambiamento di orientamento” nel governo, che comunque si era presentato all’insegna del “non confronto” con i sindacati.
“Mi viene in mente il titolo di una canzone, un’ora sola ti vorrei”, ha detto Susanna Camusso rispondendo ai cronisti che chiedevano un commento sul fatto che l’incontro di domani con il governo potrà durare al massimo un’ora (alle 9 ci sono le imprese) IL VIDEO. “C’è coscienza nel governo sul fatto che i lavoratori si alzano presto”, ha detto.
Sul Tfr, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha detto: “il Tfr in busta paga è previsto che si farebbe su base volontaria”. “Siamo stati i primi a sostenere che è fondamentale la riforma del lavoro, ora però non facciamo una roba brodosa che non conclude niente, ma una seria che tolga lacci e lacciuoli agli imprenditori e dia una risposta a tanti giovani senza lavoro”.
“Se il provvedimento sul Tfr ci sarà” e per farlo “non deve essere prelevato dal Tfr dei lavoratori un euro in più di quello che viene prelevato ora” e “non provocherà nessuna riduzione della liquidità delle aziende”. Lo ha spiegato il viceministro dell’Economia, Enrico Morando.
Decisiva la settimana appena aperta per il Parlamento. Si incrociano Jobs Act, Vertice europeo e diciassettesima votazione per i due giudici della Corte Costituzionale.
Intanto Renzi, nonostante le critiche feroci, insiste sul Tfr in busta paga.
“Vorrei il Tfr in busta paga” già dal 2015 ma senza danneggiare le piccole e medie imprese. Per cui il provvedimento va studiato con attenzione anche sentendo i sindacati. A sorpresa Matteo Renzi torna sull’idea di rendere disponibili i soldi del Tfr ai cittadini nonostante il mare di critiche provenienti da destra e sinistra su un provvedimento che Confindustria vede come il fumo negli occhi. Quelli del Tfr “sono soldi dei lavoratori” e “come accade in tutto il mondo non può essere lo Stato a decidere per lui.
Ecco perché mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del TFR andassero subito in busta paga. Questo si tradurrebbe in un raddoppio dell’operazione 80 euro”, ha spiegato il premier su Enews. Il tutto proprio alla vigilia di una giornata chiave per il percorso del Jobs act. Renzi sembra proprio voler giocare a tutto campo e aprirà la settimana probabilmente con un incontro con il ministro dell’Economia Padoan; mentre al Senato il ministro Poletti cercherà affannosamente la quadratura del cerchio del Jobs act incontrando senatori della maggioranza e del Pd. La minoranza dem infatti non molla e insiste sulle modifiche al provvedimento paventando fuoco e fiamme nel caso il Governo scegliesse la via della fiducia. Al contrario gli alleati di Ncd puntano i piedi ad ogni modifica del testo iniziale. “Il lavoro è la nostra emergenza. Sui giornali grandi discussioni sul Jobs Act e sull’articolo 18.
Fonte Ansa
Roma, 6 ottobre 2014