Un uomo trascorre un lungo periodo di detenzione a Canton Mombello.Poi, una volta tornato in libertà, anziché maledire il soggiorno obbligato in carcere, prende carta e penna e scrive una lettera di ringraziamento. Destinatario: il direttore, Francesca Gioieni. In una facciata scritta al computer e datata 26 settembre, l’ex detenuto condensa la propria gratitudine per l’amministratrice della casa circondariale e per agli agenti di Polizia Penitenziaria, persone che giorno dopo giorno gli sono state vicino e lo hanno aiutato a inserirsi in quello che agli occhi di un esterno appare come un girone infernale. Mesi che potevano essere il peggior incubo per chi non è un habitué delle celle gli hanno lasciato in eredità «un prezioso bagaglio di esperienza».
Un capitolo di vita indimenticabile da cui trarre una lezione importante: anzitutto «il forte rispetto tra persone – scrive l’ex recluso – Sì, proprio tra quelle persone che nella vita normale non rispettano le regole». Un bel riconoscimento per chi in carcere lavora e ha come obiettivo quotidiano il miglioramento costante dell’organizzazione e delle condizioni di vita dei suoi ospiti. «Con quel detenuto avevamo fatto alcune chiacchierate – spiega Gioieni – Ragionavamo sulla sua comprensione delle logiche che governano Canton Mombello, un cosmo da capire, scandito da ritmi, da regole e da meccanismi che garantiscono i diritti di tutti e al tempo stesso il funzionamento del sistema. Chi entra, anche se ovviamente si tratta di un’esperienza connotata da sofferenza, trova un mondo particolare, fatto anche di aiuto e condivisione. Ma costruire questo equilibrio per noi è un lavoraccio»
di Beatrice Raspa
il giorno/poliziapenitenziaria.it
lc