Ebola, negli Usa carcere per chi mente

121_aeroportonewyorkjfk_1198604499Gli Stati Uniti alzano barriere contro l’Ebola negli aeroporti. Tutti i passeggeri verranno controllati con termometri digitali «a caccia» di chi ha la febbre, uno dei primi sintomi della malattia che ha già ucciso 4.033 persone e ne ha contagiate 8.399. A Fiumicino sono state consegnate le tute isolanti per i sanitari che dovranno scortare eventuali turisti infettati. Dalla Russia arriva invece uno spiraglio di speranza. «Abbiamo creato tre vaccini e pensiamo saranno pronti nei prossimi sei mesi», annuncia il ministro della Salute Veronika Skvortsova. Ma la situazione resta drammatica. «Il mondo non ha mai visto niente di simile, il tempo è nostro nemico e il virus ci precede», lancia l’allarme Anthony Banbury, capo della Missione Onu per la risposta all’emergenza Ebola. «Siamo in ritardo, ma non è troppo tardi per combattere e vincere questa battaglia».
Per evitare di ritrovarsi con nuovi malati dopo il caso di Thomas Duncan, il liberiano morto a Dallas, gli Usa controlleranno la temperatura corporea ai passeggeri in arrivo dall’Africa e faranno compilare questionari ad hoc per capire se sono entrati in contatto con persone a rischio. Si partirà dal John Fitzgerald Kennedy di New York. Seguiranno nei prossimi giorni il Newark Liberty, in New Jersey, il Dulles di Washington, l’O’Hare di Chicago e l’Hartsfield-Jackson di Atlanta. Per capire se i viaggiatori hanno la febbre verranno impiegate «pistole» a infrarossi. In caso il test risulti positivo, le autorità sanitarie potrebbero trasferirlo in ospedale per ulteriori esami o metterlo in quarantena. Per chi dovesse opporsi, la normativa prevede anche il carcere. Tuttavia, secondo gli esperti, le misure adottate non basterebbero a impedire che un malato di Ebola possa entrare negli States. Lawrence Gostin, docente di Diritto sanitario internazionale alla Georgetown Law School, ricorda che «i termometri a distanza e i questionari sono stati già utilizzati in Canada e in Asia, durante l’epidemia di Sars nel 2002. I sistemi per il controllo non hanno efficacia se si è preso un antipiretico in aereo per abbassare la febbre e risultare così negativi al test». I passeggeri inoltre possono mentire. In due mesi dall’inizio degli screening in Guinea, Liberia e Sierra Leone, solo a 77 su 36mila passeggeri è stato negato l’imbarco e a molti di questi è stata successivamente diagnosticata la malaria e non Ebola.Il controllo della temperatura verrà avviato presto pure negli scali britannici, mentre in Italia per ora il ministero della Salute non ha ritenuto necessario questo provvedimento. A Fiumicino è intanto stato predisposto «un piano ad hoc che prevede l’utilizzo di ambulanze a bio-contenimento fornite dalla Croce Rossa, che abbiamo già utilizzato una volta per il sospetto caso di infezione nei giorni scorsi, e l’impiego di tute di sicurezza di classe 3», sottolinea il direttore Vitaliano Turrà. «Noi avevano lanciato l’allarme sei mesi fa, ora si accorgono che avevamo ragione», afferma il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. «A Linate non c’è un presidio sanitario per controllare gli ingressi, per Expò arriveranno venti milioni di visitatori anche da quei Paesi. Il governo faccia qualcosa che non fa, fermare l’immigrazione clandestina si può». In Spagna ore delicatissime per l’infermiera Teresa Romero, ricoverata all’ospedale Carlos III di Madrid. I medici che la stanno curando hanno tentato diverse terapie: tutte sperimentali e non ancora ufficialmente approvate, ma autorizzate dall’Organizzazione mondiale della sanità.

di Alessandra Zavatta
Roma, 12 ottobre 2014
Fonte Il Tempo
A.L.