I soldi ci sono ma i lavori non partono: la storia di un binario morto

giovane stazione binari ragazzoL’ultimatum per la Milano-Limbiate è scaduto. I soldi — quei 60 milioni messi in campo da Roma ai quali andavano aggiunte la quote dei Comuni, di Provincia e Regione — sono ancora là, in sospeso, ma non si sa ancora per quanto. Perché il potenziamento dello storico Mombello sembra ormai su un binario morto. «La situazione è paradossale — tuonano i portavoce dei comitati che in questi anni si sono battuti per salvare la linea — si rischia di perdere il finanziamento statale». E se il Frecciarancio — com’è stato battezzato — continua a viaggiare, si temono altri intoppi. «La linea per ora non ha particolari problemi — spiega Michele Reggiani del gruppo «Salviamo il tram della Comasina» — ma il materiale rotabile potrà durare massimo due o tre anni. Se la nuova metrotranvia non si farà, bisognerà trovare una soluzione al più presto». Anche perché il tram — con l’arrivo del metrò in Comasina — è strategico. A questo problema si aggiunge la mancanza di interlocutori per il passaggio di competenze dalla Provincia alla nuova Città metropolitana.

Dopo avere incontrato l’assessore provinciale alle Infrastrutture Franco De Angelis, i comitati hanno preso in mano carta e penna e scritto ai sindaci del nuovo ente e alla Regione, chiedendo di sbloccare la situazione, superando uno dei principali ostacoli: la mancanza delle quote della Provincia di Monza e Brianza e di Varedo. L’ex assessore di Palazzo Isimbardi, Giovanni De Nicola, punta ancora il dito: «Monza non ha messo i suoi due milioni e rotti per il tram ma ha trovato come pagare i 24 milioni per il suo mausoleo, la nuova sede. E adesso non si celebra neanche il funerale della Milano-Limbiate, la si ignora e basta. Spero che i comitati continuino la battaglia e in un intervento del governatore Maroni». «Parliamo di una linea dell’Area metropolitana milanese. Il nuovo ente deve considerarla una priorità, serve un impegno politico forte», tuona Salvatore Miletta del Comitato per il tram, appellandosi al sindaco di Paderno Marco Alparone, eletto consigliere.

Intanto si continua a temere per le sorti di un’altra linea, la Milano-Desio-Seregno. «Siamo in una situazione di stallo — spiega Mauro Anzani dell’associazione Utenti del trasporto pubblico — Si farà perché se si tornasse indietro si dovrebbero pagare penali salate alla ditta, ma non vediamo lo stesso impegno che si mette per la realizzazione di autostrade e di altre opere». I tempi si sono allungati anche per i lavori extra chiesti dai Comuni: l’azienda ha quattro mesi per ristendere il progetto esecutivo. Se tutto va bene i cantieri si potrebbero intravedere a gennaio e serviranno almeno 28 mesi di lavoro, ma si temono altri ritardi. «Dove non ci sono soldi chiudono i cantieri, qui ci sono e non partono», scuotono la testa i pendolari.

Il Giorno

Paderno Dugnano, 12 ottobre 2014

LCSO