Continua il processo «ombra» sul caso Marò presso il Tribunale Dreyfus, l’associazione fondata da Arturo Diaconale e Loris Facchinetti, a difesa dei casi di malagiustizia. Non sono mancati i colpi di scena durante l’udienza di ieri pomeriggio al Tempio di Adriano a Piazza di Pietra. Erano stati invitati a testimoniare l’ex ministro degli Esteri del Governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, il generale Dino Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, il generale Fernando Termentini e Marco Perduca, rappresentante all’Onu del Partito Radicale.
Sul tappeto i punti oscuri dell’affaire Marò e la pericolosa situazione di stallo in cui si trovano ora i due fucilieri di Marina da due anni e mezzo sottoposti a regime detentivo in India (in realtà solo Salvatore Girone perché Massimiliano Latorre è attualmente in Italia per malattia) e la cui sorte è sempre più incerta. Si è partiti dalla inquietante testimonianza che il vicepresidente del parlamento europeo Antonio Tajani rilascio nella prima udienza del 3 ottobre: «Ancora adesso non ho nessuna certezza che il Governo italiano abbia fatto richiesta ufficiale all’Unione Europea di intervenire sulla detenzione in India dei due sottoufficiali, Girone e Latorre. L’unica cosa certa è che solo dopo l’intervento di Barroso e Ashton, in India non si è più parlato di pena capitale».
Si è sentito chiamato in causa l’ex ministro degli Esteri del Governo Monti Giulio Terzi Sant’Agata: «Bisogna riportare la verità dei fatti per capire cosa è successo a ridosso del 21 marzo 2013 quando il governo Monti decise, a sorpresa, di rimandarli in India – ha ricordato Terzi – Una scelta collegiale vergognosa alla quale solo io mi opposi chiedendo di proseguire sulla strada dell’arbitrato internazionale obbligatorio. Fino a quel momento il governo era incamminato sulla strada giuridico-politica. Poi tutto è cambiato». Incalzato dalle domande dell’avvocato Valter Biscotti l’ex ministro ha aggiunto: «Sono prevalse questioni esclusivamente economiche rilevate dall’allora ministro dello Sviluppo Corrado Passera». Il governo ha cambiato linea perché temeva che i rapporti economico-commerciali con l’India subissero contraccolpi. Dunque non ha inciso nessuna presunta ritorsione sull’ambasciatore. La voce è sempre girata ma ieri è stata “ufficializzata” da un ministro dell’allora governo Monti. C’è un altro punto oscuro: «Sulla vicenda dei due marò erano stati aperti due fascicoli, uno penale e l’altro ordinario dalla Procura di Roma. Durante la “vacanza” in Italia i due sottufficiali di Marina furono ascoltati dai giudici. Poteva essere l’occasione per trattenere in patria Latorre e Girone. C’erano i presupposti per il divieto di espatrio. Che invece la procura non ha fatto». Terzi ha anche raccontato che l’idea di far tornare in Italia i due con la scusa del Natale l’aveva concordata con il collega indiano «insistendo sulla necessità di smorzare la tensione». Si era impegnato a rimandarli indietro soltanto se non ci fossero stati impedimenti da parte della legislazione italiana. Il divieto di espatrio da parte della procura avrebbe risolto il problema.
Il governo Renzi non promette nulla di buono. Tanti annunci e pochissimi fatti. Da registrare, ancora una volta, l’atavico tremore dell’Italia nei confronti dell’arbitrato internazionale: l’unica soluzione valida per i marò, suggerita a Terzi perfino dallo stesso Ban ki Moon, il segretario generale delle Nazioni Unite.
di Natalia Poggi
Roma, 14 ottobre 2014
Fonte Il Tempo
A.L.