A Roma la cellula degli jihadisti albanesi

A Roma la cellula degli jihadisti albanesi
19 Gennaio 2015 – Un nuovo filone di indagine per scovare e neutralizzare le potenziali cellule jihadista in Italia. Si tratta della cosiddetta «filiera dei Balcani», impegnata nel reclutamento e nell’invio di jihadisti verso la Siria e il Maghreb. La vicenda riguarda un nutrito gruppo di albanesi e kossovari residenti in Italia, con collegamenti nei paesi d’origine, che si occuperebbero di instradare «volontari» tramite la rotta dei Balcani (Italia, Grecia, Turchia, Siria). Il gruppo Salafita avrebbe basi a Roma, Siena, Lucca e Milano. In particolare, nella Capitale, la cellula opererebbe soprattutto nel quartiere di Centocelle. Si allarga dunque l’attività dell’antiterrorismo, che sta battendo tutte le piste per arrivare a isolare il fenomeno degli integralisti islamici. Le persone sotto la lente di ingrandimento sono una dozzina e vengono considerate particolarmente pericolose, perché abbracciano il salafismo nella sua versione jihadista più cruenta. Il loro compito sarebbe quello di reclutare aspiranti combato tenti occidentali da inviare tra le file dello Stato islamico, allo scopo di creare un vero e proprio esercito a difesa dei confini della neonata realtà geografica e politica. Il gruppo, dunque, si adopererebbe per individuare soggetti idonei a fare un percorso di indottrinamento e, solo successivamente, si preoccuperebbe dell’invio nei cosiddetti territori della jihad.
L’organizzazione avrebbe quindi anche il compito di gestire la parte logistica: reperire passaporti, documenti falsi o rubati e idonei al transito verso i Balcani e in Medio Oriente. Il fenomeno, già da qualche tempo, è presente in Albania e Kossovo, dove sarebbero già partite le indagini per risalire alla filiera di reclutamento e finanziamento. Seome segnalato da Cosmonitor.com in un’analisi pubblicata a giungo 2014, sarebbero circa 150 i kosovari albanesi riconducibili al network jihadista di Isis nei Balcani e gravitanti nell’area di Novi Pazar, al confine tra Kosovo e Serbia. Dalle indagini sarebbe emerso che Genci Balla e Bujar Hysa, due auto-dichiarati Imam, all’epoca in carcere, erano i personaggi chiave dell’attività di reclutamento, in quanto godevano di contatti con i finanziatori, in Albania e all’estero, soprattutto in Kosovo e Macedonia. In particolare emerge la figura di di Ebu Usejd, della città di Elbasan che, assieme ad altri finanziatori della stessa Elbasan e di Tirana, avrebbe finanziato Balla e Hysa, creando le condizioni per l’invio in Siria di diversi islamisti albanesi. Tornando al caso italiano, invece, le basi al momento individuate sarebbero dunque quattro: Milano, Lucca, Siena e Roma. Anche in questo nuovo filone investigativo torna Centocelle, il quartiere alla periferia est della Capitale, in cui sarebbe stato individuato la base di appoggio del gruppo.
Secondo fonti dell’antiterrorismo «la difficoltà primaria nell’individuazione dei soggetti gravitanti nell’orbita del gruppo», sarebbe proprio stata quella di «individuare i luoghi di ritrovo in quanto le moschee e i centri islamici sono ormai considerati luoghi a rischio per le riunioni operative». In alternativa alle moschee, per gli incontri vengono utilizzati dei locali pubblici, quasi sempre gestiti da inconsapevoli cinesi. Sembrerebbe che grazie al reclutamento e al supporto logistico fornito dalla filiera balcanica, dall’Italia sia partito qualcuno dei 59 foreingh fighters attualmente in Siria per combattere con i miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi. Le prossime ore sarannpo decisive per saperne di più.

(fonte Francesca Musacchio su Iltempo)

A.P.