Reportage choc, fino all’alba, di una nostra cronista tra i viali dell’Eur. Questo provvedimento non colpirà il racket anzi, potrebbe costituire un vero e proprio incentivo per gli sfruttatori. La decisione del minisindaco del IX Municipio, Andrea Santoro, di destinare strade alle lucciole, rischia un pericoloso effetto boomerang. Le prostitute dell’Eur hanno le idee chiare: «E poi, scusa, dove andiamo con il cliente? Tutte nello stesso parcheggio? Non funziona mica così», dice una lucciola che “lavora” a poca distanza da viale Europa. Anche perché ci sono zone per ogni nazionalità ed ogni gruppo ha la sua strada, per non calpestarsi i piedi a vicenda. Lo hanno spiegato l’altra notte a Il Tempo le protagoniste di questa surreale battaglia contro il degrado messa in piedi dall’Amministrazione guidata dal sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Il nostro viaggio tra i viali destinati alla ghettizzazione delle prostitute dell’Eur parte vicino a viale Europa, la strada dello shopping nel cuore dell’Eur. Dopo una notte a girare con fotografo e scorta di amici, proviamo a tirare giù una mappa del sesso di strada: le albanesi presidiano viale Libano, le ucraine via della Tecnica, le romene si sono spartite via America, i transessuali si vendono nei pressi del «fungo».Le «Belle di notte» sono schive, non voglio essere avvicinate: «A me non interessa niente. Se non siete clienti andate via, altrimenti potete passare i guai. Pensate di non essere visti, ma qui tutto è sotto controllo». Noi ci abbiamo provato lo stesso e alla fine, dopo numerosi tentativi e qualche preoccupante passaggio di auto con al volante gli sfruttatori che riportavano all’ordine , qualcuna ha risposto alle domande: «Io so che questa è la mia postazione, perché non creo problemi a nessuno. Se stessimo sulla stessa strada faremmo a botte», dice S. una polacca di 23 anni. La notizia delle strade dedicate a loro «è corsa veloce» e non vogliono lavorare gomito a gomito. Per mille motivi, anche di concorrenza: «Ma te pare – aggiunge un’altra sulla cinquantina – che me metto accanto a un’ucraina de 19 anni? Sai quanti clienti perdo?». Il problema vero – s’intromette una ragazza bionda – è solo pensare a concentrare tutte noi in una sola strada. Altro che soluzione di pubblica sicurezza.., quanto je piace sta pubblica sicurezza… qui scoppierebbe la rivoluzione civile.., ogni sera servirebbero minimo un paio de ambulanze. Le ragazzine dell’est a fine serata devono portà a casa i risultati, altrimenti sò mazzate.., non so se me spiego. Se le metti tutte insieme, non lavora più nessuna. Nemmeno io che devo compete con le giovani. I primi a non volerlo comunque so chi ce protegge». Gli sfruttatori. I criminali.
Paola (così si fa chiamare) spiega: « Chi ci gestisce controlla tutto, quelle dell’est rischiano la vita. Con questa proposta dei politici non si combatte la criminalità. Un’idea del genere non risolve i problemi, ne crea di nuovi e forse anche più grandi. Chi gestisce il business ci mette davvero poco a trovare un altro posto e a spostare le proprie ragazze e i clienti “affezionati” comunque le seguirebbero».
Percorrendo viale Umanesimo incontriamo solo donne di colore. Niente da dire: la nostra curiosità rallenta gli affari. Solo una nigeriana, molto giovane, scambia qualche parola in un italiano improbabile. Spiega che il senso di territorialità è molto diffuso, e che nessuno può invadere la zona di un’altra, altrimenti scattano le risse, sedate alcune volte dai protettori, altre ancora invece dalle pattuglie di polizia, chiamate da residenti esasperati. «È assurdo metterci insieme, piuttosto cambiamo zona, più semplice. Chi viene con noi spesso è sposato o impegnato e quindi viene in anonimato, non vuol essere visto e non gradisce un grande traffico di auto». Dopo aver aperto i taccuini ai residenti e l’altra notte alle prostitute, tentiamo l’impossibile: sentire i clienti . L’impresa si rivela impossibile. Uno solo, fra i tanti, accetta di scambiare due battute previo assoluto anonimato: «Mettendo le donne tutte in una strada, sotto osservazione, si toglie al cliente il diritto alla privacy. Non le abborderebbe più nessuno. Non credo proprio che accetterebbero di essere spostate in una sola strada». Continuiamo a girare strada per strada. Contiamo decine e decine di prostitute per tutti i gusti. Il traffico è intenso fino alle tre del mattino. Poche macchine di carabinieri e polizia. Facile intuire la rabbia di chi qui ci abita e da anni chiede un po’ di pulizia sotto casa. Questo nostro tour giornalistico nelle strade del sesso racconta, dunque, lo stato di degrado assoluto di uno dei salotti di Roma. «Se le portasse sotto casa Marino tutte queste signorine – racconta un vecchietto che porta a spasso il cane – . Poi, sono certo, cambierebbe idea. L’amore mercenario lo consumano dentro i nostri portoni. E’ uno schifo. Il sindaco venga a farsi un giro». Insomma, una cosa è certa: le «strade dedicate» non piacciono a nessuno. La soluzione politica è peggio del problema mai risolto dalla stessa politica.
Roma, 9 febbraio 2015
Fonte Il Tempo (Francesca Pizzolante)
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