Crisi Libia, oggi il vertice dell’Onu. Gentiloni: “L’unica soluzione è politica”. Blitz egiziano: catturati 55 miliziani Isis

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Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, dopo i ripetuti appelli giunti dall’Egitto e dall’Europa, si riunisce oggi per affrontare la crisi libica. Durante la riunione di emergenza, a cui prenderà parte anche il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, si cercherà di dare una risposta – diplomatica o militare – all’avanzata dell’Isis in Libia. Il Cairo esorta la comunità internazionale ad unirsi ai raid, mentre l’Occidente chiede unito una soluzione politica.

L’INFORMATIVA IN PARLAMENTO – Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha riferito oggi in Parlamento la linea del Governo: “La crisi in Libia si presenta con un grave deterioramento del quadro della sicurezza” ha detto: “E’ evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Isis. Mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto”. Il ministro ha però ribadito che “l’unica soluzione alla crisi libica è quella politica”. L’Italia “è pronta ad assumersi responsabilità di primo piano – ha aggiunto, senza citare un intervento militare – “Non vogliamo avventure e tantomeno crociate. Chiediamo un cambio di passo da parte della comunità internazionale”. Gentiloni si è poi soffermato sull’emergenza umanitaria: “Il numero degli sbarchi è molto aumentato rispetto allo scorso anno. Dal primo gennaio a metà febbraio, sono sbarcate 5302 persone. Mentre nello stesso periodo dello scorso anno gli sbarchi erano stati 3338. Non era quindi Mare nostrum ad attirare gli sbarchi. Non possiamo voltarci dall’altra parte, lasciando i migranti al loro destino: non sarebbe degno della civiltà che ha fatto grande l’Italia. Dobbiamo piuttosto batterci per contrastare le criticità che portano a questa situazione nei Paesi di origine”, ha sottolineato il ministro, che ieri ha avuto un colloquio telefonico con il Segretario di Stato americano John Kerry sull’evoluzione della crisi libica.

ALLE ARMI – “La minaccia della jihad colpisce tutto il mediterraneo” ha messo in guardia Abdel Fattah Al Sisi, capo dello Stato egiziano. «È indispensabile pertanto affrontare il problema, perché la missione non è stata portata a termine dai nostri amici europei – aggiunge -. Noi abbiamo abbandonato il popolo libico alla mercé delle milizie estremiste”. “Bisogna togliere l’embargo sulle armi destinate all’esercito libico per consentirgli di difendere il suo popolo, il suo Paese e le sue scelte”. Al Sisi chiede una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché una coalizione intervenga in Libia, «non ci sono alternative». Ma malgrado i paesi arabi si siano detti favorevoli a un intervento militare, resta un nodo fondamentale: l’invio di una forza militare, infatti, richiede l’assenso del governo libico, ma in Libia oggi siedono due parlamenti e due governi rivali, uno con legami con gli islamisti, l’altro riconosciuto dalla comunità internazionale. Nei prossimi giorni l’inviato Onu per La Libia Bernardino Leon convocherà delle riunioni per coagulare ulteriore sostegno da parte libica a un governo di unità nazionale.

SPUNTA IL NOME DI PRODI – Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha parlato di una possibile indicazione di Romano Prodi come inviato Onu per la Libia “ma – sottolinea – il governo si sta muovendo sul piano internazionale con tutti gli attori perché riteniamo che ci sia un ruolo dell’Italia che deve essere presente”.

L’ISIS VERSO IL CONFINE TUNISINO – Intanto continua l’avanzata dei jihadisti. Il premier libico Abdallah Al Thani ha detto alla radio tunisina Express Fm che membri dell’Isis e di Boko Haram hanno raggiunto o stanno raggiungendo i gruppi terroristici presenti in Libia, ed ha precisato che questi ultimi si starebbero avvicinando al confine con la Tunisia. Sul fronte libico, però, le milizie di Misurata si trovano nell’area di Sirte e stanno dando battaglia all’Isis. Lo riporta al Jazeera. Nella città i jihadisti sunniti stanno perdendo posizioni. Perdite anche a sud della città di Derna, in Libia, dove forze egiziane avrebbero assaltato, in un blitz da terra, una base delle milizie dello Stato Islamico uccidendo “un gran numero di jihadisti” e “catturando 55 elementi del Daesh”: lo precisano le fonti concordanti egiziane e libiche.

L’ALLARME – La strategia dei jihadisti in Europa sarebbe quella di creare il caos infiltrandosi sui barconi di immigrati nel Mediterraneo e attaccando le “compagnie marittime e le navi dei Crociati”. A lanciare l’allarme è il Daily Telegraph che ha visionato i piani del Califfato nero scritti da uno dei principali reclutatori dell’Isis per la Jihad in Libia. Secondo questi piani, una volta raggiunte le coste merdionali dell’Europa, i guerrigieri di Abu Bakr al Baghdadi camuffati da migranti avrebbero due compiti: compiere attentati nelle città nel Sud del nostro continente ma anche attaccare il trasporto marittimo.

F 35 – Il governo manterrà l’impegno a proposito dell’acquisto di 90 F35, caccia di quinta generazione. Lo dichiara il Pentagono e la notizia viene confermata da fonti militari italiane, secondo le quali si sta lavorando per portare a casa quel numero di velivoli ma con un taglio consistente dello stanziamento originario. Tutto questo malgrado l’opposizione della sinistra e del mondo pacifista.

LE REAZIONI – La guerra in Libia “sarebbe il nostro Vietnam” ha detto Alessandro Di Battista del Movimento 5 stelle parlando in Aula alla Camera. “Gli attentati di Parigi e Copenaghen sono stati opera di lupi solitari” e quindi, ha aggiunto il deputato M5S, “quello che andrebbe fatto è investire sul rafforzamento della sicurezza interna e non andare a fare guerre che rafforzerebbero le lobby delle armi”. “Stop ai barconi dei clandestini altrimenti esponiamo gli italiani ad una totale insicurezza” ha chiesto invece Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, in una conferenza stampa assieme a Matteo Salvini (Lega). Meloni accusa il governo Renzi di “non avere affatto le idee chiare sulla questione Libia e sulla lotta all’Isis”. Meloni annuncia anche che da venerdì a domenica ci saranno fiaccolate in tutta Italia. “Bisogna fermare i barconi, così forse possiamo anche fermare l’arrivo dei clandestini”. “Io alimento le paure? Io vorrei solo alimentare una prevenzione sana e intelligente – ha aggiunto Salvini -. La paura la sta alimentando chi sta facendo sbarcare clandestini senza alcun controllo”.

“Si sta creando la paura di un nuovo conflitto per poter dire che dobbiamo continuare a investire sulle armi” ha commentato Erasmo Palazzotto. “Gentiloni imbarazzante, parla di 5.302 gia’ sbarcati nel 2015 e ‘scagiona’ Mare Nostrum, dimenticando che Mare Nostrum è ancora realtà, ha solo cambiato nome. Gentiloni è il secondo ministro dei clandestini, dopo Alfano”. Lo ha detto il capogruppo leghista alla Camera, Massimiliano Fedriga, commentando le parole del ministro degli Esteri. Il vice Presidente dei deputati di Scelta Civica, Bruno Molea, nato e vissuto per 17 anni a Tripoli, ha affermato: “Ritengo necessario un intervento congiunto per fermare la furia omicida dell’Isis, non solo per tutelare l’Italia ma per tutelare la vita di tutti”. “Non possiamo tirarci indietro, non possiamo evadere o scappare, è il nostro dovere. L’Italia faccia la sua parte, così come non ci tirammo indietro nel 2011”. Lo ha detto il presidente emerito Giorgio Napolitano nel dibattito dopo l’informativa del ministro Gentiloni sulla Libia.