Ucraina, la disfatta di Kiev a Debaltsevo

ImmagineI ribelli filorussi riprendono il controllo della città situata a metà strada tra Donetsk e Lugansk. I militari ucraini si ritirano dall’area.

L’ennesima dimostrazione che i moniti della comunità internazionale non attecchiscono nell’est dell’Ucraina è arrivata nelle ultime 24 ore da Debaltsevo, città spartiacque del fronte dei ribelli filorussi, situata a metà strada tra le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Al richiamo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che il 17 febbraio ha chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto di “cessare immediatamente le ostilità” e rispettare gli impegni concordati a Minsk favorendo l’accesso agli osservatori dell’OSCE, i ribelli filorussi hanno risposto con una riuscita operazione militare.

I separatisti sono infatti riusciti ad accerchiare i circa 3mila soldati ucraini presenti nell’area costringendoli ad arrendersi e a consegnare le armi. Mossa astuta e soprattutto, secondo i filorussi, in linea con gli accordi di Minsk-2 che formalmente non copre questo territorio. Le prime notizie della presa di Debaltsevo da parte dei filorussi erano già iniziate a circolare ieri. Maksim Leshchenko, un alto funzionario dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, parlando con i giornalisti aveva affermato che i ribelli avevano ormai il controllo dell’80% della città e che le truppe ucraine stavano iniziando a consegnare le armi. Mentre un portavoce dei ribelli filorussi aveva parlato della cattura di almeno 300 prigionieri.

Inizialmente Kiev aveva negato la sconfitta, dichiarando di avere il controllo delle linee di collegamento ferroviario che passano da Debaltsevo collegando Donetsk a Lugansk. Già questa mattina la situazione è apparsa più chiara. Fonti russe e ucraine confermano che i militari di Kiev hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi e di dirigersi verso Artemivsk, situata a circa 40 km da Debaltsevo. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha parlato di “ritiro programmato” negando la versione dell’accerchiamento. Ma la disfatta dell’esercito ucraino appare evidente.

In visita in Ungheria, il presidente russo Vladimir Putin è intervenuto sugli ultimi sviluppi del conflitto chiedendo sostanzialmente all’Ucraina di accettare la sconfitta e di consentire alle sue truppe di arrendersi e far ritorno nella parte occidentale del Paese. Putin ha rivolto un appello anche ai separatisti chiedendo loro di non fare prigionieri e garantire un’uscita sicura dalla città ai militari ucraini. La tensione però resta alta a Debaltsevo, considerato che i filorussi non hanno intenzione di consegnare le armi confiscate ai soldati ucraini.

Come era prevedibile, a Washington non è bastata la presa di posizione conciliatoria del capo del Cremlino. Il vicepresidente Joe Biden è tornato ad accusare Mosca dichiarando che continua a violare gli accordi di Minsk e minacciando nuove sanzioni dopo le ultime comminate dall’Unione Europea. L’Alto rappresentante della politica estera UE, Federica Mogherini, ha ribadito che Bruxelles è “pronta a prendere misure appropriate nel caso in cui continuino i combattimenti e altri sviluppi negativi in violazione degli accordi di Minsk”.

Blindata Debaltsevo, i ribelli filorussi sanno però di avere ormai il controllo delle parti nevralgiche del Donbass. La guerra, insomma, sta prendendo la direzione voluta dalla Russia. Putin continuerà a premere per il rispetto dei nuovi accordi di Minsk, vale a dire il ritiro delle armi pesanti da parte di entrambi gli schieramenti, la creazione di una zona di sicurezza dai 50 ai 140 chilometri e l’accesso degli osservatori dell’OSCE nelle aree in conflitto. Ma di fatto l’ennesimo match nell’est dell’Ucraina è vinto. E all’Occidente non resta che rincorrere ancora una volta Mosca.

19 febbraio 2015

Fonte Lookoutnews

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