In Italia aveva tutto. Lavoro, famiglia, amici. Ma a Salman, ragazzo curdo ormai trapiantato a Novara, non bastava. La causa del suo popolo in lotta con l’Isis è stata più forte di tutto. Così è partito per combattere quella che considerava una “guerra giusta”. Ed è morto , trafitto da un proiettile che gli ha oltrepassato il cranio.
Come racconta la Stampa, la storia di Salman era fino al momento della sua partenza, una favola lieta: aveva ottenuto l’asilo politico ed era stato assunto da una cooperativa italiana. Lavorava in una stamperia, aveva una fidanzata e una vita tranquilla, con la sua famiglia e i suoi amici.
“Era inquieto, parlava sempre della situazione della nostra gente e delle guerre in Medio Oriente”, racconta il fratello a La Stampa. Niente e nessuno hanno potuto distoglierlo dall’intento di andare a combattere per il suo popolo minacciato dall’avanzare dell’Isis. Così ha acquistato un biglietto di sola andata per la Turchia e da lì ha raggiunto l’Iraq. Non è più tornato.
20 Febbraio 2015
(fonte Huffington Post)
AP