Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati nell’appello-bis per l’omicidio di Meredith Kercher rispettivamente a 28 anni e mezzo e a 25 anni di reclusione, dovranno attendere ancora due giorni prima di conoscere il proprio destino giudiziario. Venerdi 27, infatti, la quinta sezione penale della corte di Cassazione, concluse le arringhe dei difensori di Sollecito, si ritirera’ in camera di consiglio per la sentenza sulla morte della ragazza americana, avvenuta a Perugia la notte tra il primo e il 2 novembre del 2007. Questa mattina il sostituto procuratore generale Mario Pinelli ha chiesto di confermare quanto deciso il 30 gennaio 2014 dalla corte d’assise di appello di Firenze.
Il pg si e’ limitato a sollecitare, per gli ex fidanzati, uno sconto di tre mesi perche’ un reato minore (il porto ingiustificato di armi in relazione al coltello che da casa Sollecito sarebbe stato portato nell’appartamento di via della Pergola dove avvenne il delitto) e’ ormai prescritto: dunque, 28 anni e 3 mesi per Amanda e 24 anni e 9 mesi per Raffaele.
Secondo il rappresentante della pubblica accusa “tutte le figure di questo delitto risultano inserite in una costruzione perfetta, senza sbavature. Il quadro delineato dai giudici di Firenze e’ tale da resistere ad ogni censura. I giudici del rinvio (che si sono pronunciati per la colpevolezza dei due imputati dopo che l’anno prima la Suprema Corte aveva annullato le assoluzioni decise a Perugia, spedendo cosi’ il processo a Firenze, ndr) hanno fatto buon governo delle indicazioni della Cassazione, con motivazioni estremamente corrette, elaborando i singoli elementi dei fatti”. Il pg ha anche citato Henri Cartier-Bresson, parlando dell'”attimo decisivo” in cui un fotografo ferma nella pellicola l’immagine giusta, con la giusta posizione di tutti coloro che sono collocati sulla scena”. Di diverso avviso, invece, la difesa di Amanda Knox che da Seattle sta seguendo gli sviluppi del processo: la sentenza dell’appello-bis “e’ sbagliata. Siamo di fronte a un gravissimo errore giudiziario che deve essere sanato”. Cosi’ l’avvocato Carlo Dalla Vedova, che assiste la Knox assieme al collega Luciano Ghirga, ha chiesto ai giudici della Cassazione di annullare il verdetto fiorentino. La difesa ha insistito per l’innocenza di Amanda e la colpevolezza del solo Rudy Guede, gia’ condannato in via definitiva a 16 anni di carcere con rito abbreviato. “Sul cuscino sono state trovate le impronte delle sue mani insanguinate – ha rilevato l’avvocato, parlando dell’ivoriano – e’ la firma dell’omicida”. Dalla Vedova ha osservato che nella ricostruzione effettuata dalla corte d’assise d’appello di Firenze “non ci sono certezze” e che “molti elementi sono discutibili”. Riguardo al movente, il legale ha ribadito che vi e’ “assoluta illogicita’” e che da parte dei giudici “vi e’ stata una ricostruzione continua di motivazioni per coprire voragini nell’impianto accusatorio”. Secondo la difesa della Knox, dagli atti non e’ emersa “alcuna traccia della presunta inimicizia” tra Amanda e Meredith. Quanto alla prova scientifica, “non sono stati raggiunti i requisiti che la Cassazione aveva richiesto nel processo celebrato nel 2013, e gli elementi sono rimasti ‘non certi'”.
La conclusione del penalista e’ che “nulla pone Amanda sul luogo del delitto, siamo di fronte ad elementi tratti da un ambiente che era la casa in cui la ragazza viveva. Questa non e’ giustizia ma un travisamento dei fatti”. Venerdi’ tocchera’ ai difensori di Sollecito, che ha seguito l’udienza odierna in compagnia della famiglia e della nuova fidanzata, a poca distanza dal congolese Patrick Lumumba, accusato di essere l’assassino da Amanda la cui calunnia le e’ costata una condanna a tre anni. In caso di colpevolezza definitiva dei due ex fidanzati, Sollecito sara’ l’unico che paghera’ con il carcere. Per l’Italia sara’ veramente difficile ottenere l’estradizione della Knox, tornata nel suo Paese dopo la sentenza di assoluzione.
Fonte Agi
Roma, 26 marzo 2015