Direzione Pd approva Italicum, no modifiche

ImmagineLa Direzione del Pd ha approvato la relazione di Matteo Renzi che ha proposto di non modificare l’Italicum nella terza lettura alla Camera”. La minoranza non ha partecipato al voto che è stato unanime.

La relazione di Renzi, che conferma il testo della legge elettorale senza modifiche, è stata approvata dalla direzione del Partito democratico con 120 sì. Nessun voto contrario e nessun astenuto.Ma, in dissenso dal segretario, nessuna delle aree della minoranza ha partecipato al voto.

– IL DISCORSO DI RENZI ALLA DIREZIONE PD

Il mio auspicio è che sia l’ultima direzione in cui si discute di legge elettorale. Non l’ultima volta” visto che “potrebbe essere opportuno che il gruppo della Camera abbia la possibilità di riunirsi”. Lo afferma il presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Direzione del Pd. “Chiedo oggi un voto sulla legge elettorale come ratifica di ciò che abbiamo fatto e come mandato per i prossimi mesi”, ha detto il premier. “Chiedo un voto vedendo nella legge elettorale lo strumento decisivo per la qualità e l’azione dei governi che verranno ma anche per la dignità e la qualità di questo governo“, ha detto ancora Renzi.

“Sostenere che in democrazia non debba esserci chi decide è pericoloso; sostenere che nessuno debba decidere è un concetto più anarchico che democratico, è frutto di una malattia del dibattito che giudico pericoloso”, dice il premier.

“Non c’è la dittatura o la democratura – come qualcuno ha avuto il coraggio di dire – nel modello che portiamo avanti, ma il modello che potremmo definire come la democrazia decidente, come l’ha chiamata Violante e su cui Calamandrei ha scritto pagine straordinarie”. Così il premier Matteo Renzi alla direzione Pd. “Democrazia è quel modello di organizzazione in cui si consente in libertà a qualcuno di decidere non con i blocchi e i veti, certo con i pesi e contrappesi”, aggiunge.

Questa legge elettorale “affida a qualcuno il compito e il potere di rimuovere ogni alibi. Ciò è accaduto con elezione diretta del sindaco e questo è l’elemento chiave della legge elettorale. Il punto chiave di tutta la riforma è il ballottaggio”, afferma il presidente del Consiglio.

Ci sono due elementi posti nel merito sull’Italicum, il primo “è l’esigenza del ritocco alla Camera, è un’esigenza politica, per alcuni è anche tecnica. Io sono contrario a questa ipotesi del ritocco, capendone però le ragioni”. Lo afferma il presidente del Consiglio Matteo Renzi alla Direzione del Pd.

“Stiamo allungando, qualcuno dice anche troppo, la prescrizione. Io credo di no: è giusto allungare la prescrizione per la corruzione”, spiega il premier Renzi nel suo intervento in direzione Pd.

Poi ancora: “Mi limito a segnalare che la destra francese fa scelte diverse da Forza Italia – ha detto Renzi – : non insegue Marine Le Pen, sceglie di stare nell’arco repubblicano e poi – ahimè – vince anche. Ma vince la destra, non l’estrema destra”.

“Grillo non è più uno spauracchio, oggi Grillo da spauracchio è divenuto sciacallo” con “dichiarazione di indecoroso gusto”, afferma Renzi alla Direzione del Pd riferendosi al post del leader del M5S che paragonava il premier al copilota della Germanwings. “E’ chiaro che Grillo ha perso centralità”, aggiunge.

“Grillo sceglie di non stare alla discussione sulle riforme: ci abbiamo provato più volte, abbiamo fatto un tavolo con loro, accogliendo alcune richieste come la riduzione delle soglie e il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione”. Così il premier Renzi. “Abbiamo fatto uno sforzo di ascolto anche con loro ma continuiamo a inanellare una serie di rifiuti – afferma – Con più coerenza del centrodestra, continuano a tirarsi fuori, per caratterizzarsi contro a prescindere, vedremo se avranno ragione nei fatti”.

Salvini e Landini, in modo molto diverso, sono due fenomeni televisivi. Ma se la politica non ha attinenza con la realtà e smette di essere vita quotidiana produce personaggi che sono solamente soprammobili da talk tv”, ha detto il premier.

“E’ molto interessante la sfida culturale dalla coalizione sociale” guidata da Maurizio Landini “e la sfida di quel mondo”, ha affermato Renzi parlando alla direzione Pd.

“Essere di sinistra non è solo difendere un simbolo, ma una persona, ne abbiamo giù discusso in merito all’art. 18”. Lo afferma Renzi alla Direzione del Pd ricordando i dati sull’aumento dei contratti a tempo indeterminato. “Non sono numeri, è la condizione di vita della singola persona”, rimarca.

“Credo che entro il 27 aprile” l’Italicum dovrà “essere in Aula come calendarizzato, e a maggio dobbiamo mettere la parola fine a questa discussione. Se vogliamo far sì che il 41% sia un investimento sul futuro, è giunto il momento di decidere, continuare a rimandare non serve a nessuno”. Lo afferma Matteo Renzi alla Direzione del Pd.

 – PRIMA DELLA DIREZIONE

Speranza, utilizzare ogni margine o Pd si spacca – Il capogruppo del Pd alla Camera e leader di area Riformista, Roberto Speranza, ha lanciato “un appello” nel suo intervento alla Direzione del Pd, affinché “sia utilizzato ogni margine possibile” per trovare una intesa sull’Italicum dentro il Pd, evitando una spaccatura, con la quale “le riforme sarebbero più deboli e non più forti”.

Cuperlo, non voto, non mi arrendo a esigenza unità – “Non parteciperò al voto finale, come anche altri: non mi arrendo all’idea che su un tema così decisivo la prima fondamentale unità non si possa cercare all’interno della nostra comunità”. Lo afferma Gianni Cuperlo alla Direzione Pd proponendo di modificare i punti dei capilista bloccati e del non apparentamento al ballottaggio.

Una riunione convocata dal premier Matteo Renzi per blindare la riforma alla quale ha voluto imprimere una forte accelerazione per arrivare all’ok prima delle regionali evitando un nuovo passaggio al Senato dove i numeri sono sempre in bilico. Il testo torna in Aula a Montecitorio il 27 aprile. La minoranza chiede interventi in particolare sul premio di maggioranza (lo vorrebbe alla coalizione e non alla lista) e sui capilista bloccati (un sistema – accusano – che di fatto non fa superare il vero nodo del Porcellum: quello dei parlamentari nominati). Ma l’opposizione Pd si presenta a ranghi sparsi.

Pippo Civati fa un appello a non partecipare al voto di oggi in direzione e a fare un unico intervento. Alfredo D’Attorre fa invece sapere di voler partecipare alla discussione e di avere pronti un pacchetto di emendamenti per poche, mirate modifiche al testo.

Pier Luigi Bersani difende il ruolo del segretario: “La sintesi tocca a lui” ma lo invita a evitare aut aut.

Credo che sia sbagliata una forzatura sul voto. Io non parteciperò”. Lo dice Stefano Fassina arrivando alla direzione del Pd e rispondendo a chi gli chiede del dibattito interno al partito sull’Italicum.

La lettera di Civati – Pippo Civati ‘chiama’ gli altri esponenti dell’opposizione dem e in una lettera a Rosy Bindi, Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre, Francesco Boccia e Stefano Fassina propone: “non partecipiamo al voto di oggi” in una direzione trasformata in “plebiscito e aut aut” e “facciamo le proposte in Aula” su Italicum e riforma costituzionale. A loro propone – inoltre – di fare oggi “un unico intervento che ci rappresenti”. “Alle minoranze del Pd” il deputato, secondo quanto si apprende, avanza due proposte. La prima è non partecipare al voto in programma oggi: “La trasformazione della direzione in un plebiscito e aut aut non aiuta affatto e di per sé costituisce una risposta definitiva alle richieste di confronto venute da più parti. Facciamo le proposte in Aula, in coerenza con quanto accaduto in Senato: riproponiamo la questione complessiva delle riforme, come peraltro avevo chiesto si facesse anche per il voto finale in Aula sulla riforma costituzionale”. La seconda proposta di Civati alle minoranze è: “Facciamo un unico intervento che ci rappresenti (e lascio volentieri la parola): definiamo una volta per tutte il campo di chi è in minoranza, perché le ambiguità di questi mesi non hanno fatto altro che creare confusione. Una minoranza che non si preoccupi delle sigle e dei posizionamenti, ma dei contenuti e della qualità della nostra democrazia. Non interessata ai posti, ma al pluralismo e alle garanzie”.

Bersani, sintesi tocca a Renzi – “Al segretario tocca il compito d’ufficio di tentare la sintesi, affrontando il tema e parlandone nel merito”. Lo ha detto Pierluigi Bersani in merito alla direzione del Pd che oggi affronta il tema della legge elettorale. Assicurando che “appena posso ci vado”, Bersani si è augurato che da parte del premier non ci sia un “aut aut, spero non sia così”.

D’Attorre, no alla conta, pronti emendamenti a Italicum – “Parteciperemo alla discussione, il timore è che possa risolversi nella solita esibizione muscolare ad uso streaming” e in “una conta”. “L’unico risultato sarebbe di spostare il vero confronto in Parlamento”. Così, Alfredo D’Attorre a Rcf, in merito al dibattito nel Pd sull’Italicum annunciando di avere “pronti degli emendamenti”. Il metodo da utilizzare è semplicissimo – ha concluso D’Attorre – un tavolo di lavoro con tutti i soggetti impegnati sul tema, per definire un ristretto pacchetto di modifiche. Dopodiché ci si impegna, con tutto il Pd unito, a fare in modo che la legge elettorale che esce dalla Camera non venga più toccata al Senato e la riforma costituzionale che si modifica al Senato, non subisca più nessuna ulteriore modifica nel suo iter”.

Bindi, no a ennesima conta – “Non faccio parte della direzione del partito ma mi sento impegnata in Parlamento a modificare una legge elettorale che presenta ancora limiti molto forti”. Lo afferma Rosy Bindi (Pd). “Auspico perciò che in Direzione si faccia un confronto vero e approfondito sui diversi nodi ancora aperti e non l’ennesima conta per una ratifica di scelte che non producono le riforme istituzionali di cui ha bisogno il Paese e la nostra democrazia. Le riforme servono ma vanno fatte bene pensando al futuro e non alle convenienze del presente”.

Sel, Italicum non può essere ridotto a regolamento di conti nel Pd – “Penso che Matteo Renzi tenda a confondere il Parlamento con la Direzione nazionale del Pd. E questo è inaccettabile. Su un tema delicato come la legge elettorale ci dovrebbe essere un’ampia convergenza di forze e non un regolamento di conti interno al Partito Democratico“. Lo afferma il capogruppo di Sel a Montecitorio Arturo Scotto.

Fonte Ansa

Roma, 31 marzo 2015