Accordo con l’Iran, sul nucleare si chiude a giugno

ImmagineL’accordo sul nucleare iraniano prevede la “revoca di tutte le sanzioni”. E’ scritto nella dichiarazione congiunta letta da Federica Mogherini a
Losanna. “L’Ue – ha proseguito la Mogherini leggendo la dichiarazione congiunta – termineranno l’attuazione di tutte le sanzioni, economiche, energetiche e finanziarie e gli Stati Uniti cesseranno l’applicazione di tutte le sanzioni secondarie, economiche e finanziarie, insieme all’attuazione di tutti gli impegni dell’Iran, come concordato con l’Aiea”.

La “soluzione a 360 gradi” trovata a Losanna “garantirà la natura esclusivamente pacifica” del programma nucleare iraniano”. “Abbiamo raggiunto un accordo che garantisce che l’Iran non potrà sviluppare l’arma nucleare”.

“Non ci saranno altre strutture di arricchimento dell’uranio oltre a Natanz”, dice ancora la dichiarazione. Nella centrale iraniana di Fordo non ci
sarà materiale fissile.

Il presidente iraniano Hassan Rohani ha confermato dal suo account Twitter che sono state trovate soluzioni sui punti chiave del negoziato sul nucleare iraniano. E ha annunciato che comincia immediatamente la stesura della bozza da concludere con l’accordo tecnico dettagliato – secondo
quanto già previsto – entro il 30 giugno.

“Un grande giorno: Unione europea, 5+1 e Iran hanno ora i parametri per risolvere le questioni piu’ importanti sul programma nucleare. Presto di nuovo al lavoro per un accordo finale”: cosi’ twitta il segretario di stato americano, John Kerry.

Saranno sospesi i due terzi della capacità di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran. Lo prevede – secondo indiscrezioni sui media americani – l’accordo raggiunto a Losanna, che indica anche come l’attività nucleare dell’Iran sarà monitorata per 10 anni.

“Ultima plenaria ministeriale delle trattative con l’Iran. Ora incontro con la stampa con Zarif. Good News”: cosi’ l’Alto Rappresentante europeo per la politica estera, Federica Mogherini, su Twitter.

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I colloqui sono andati avanti tutta la notte, in particolare tra il Segretario di Stato americano John Kerry ed il ministro Zarif. L’obiettivo dei negoziati tra i Paesi del P5+1 (Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia e Germania) e Teheran è di giungere a un accordo preliminare sul programma nucleare iraniano. La scadenza iniziale per questa prima tappa era quella del 31 marzo, ma è stato deciso di andare oltre e ieri gli Usa hanno annunciato che Kerry è pronto a restare a Losana “almeno fino a giovedi’ mattina”. La scadenza per un testo finale d’accordo è invece fissata a fine giugno. I Paesi del P5+1 vogliono ottenere misure che consentano di garantire la natura pacifica del programma nucleare iraniano in cambio di una revoca delle sanzioni economiche internazionali adottate contro Teheran.

Iran, ultimatum Usa nei negoziati infiniti sul nucleare
La scadenza è passata e l’accordo tra gli Usa e le altre potenze mondiali con Teheran ancora non c’è. Ma la maratona negoziale in Svizzera sul programma nucleare iraniano va avanti comunque, anche se Obama inizia a perdere la pazienza e minaccia di rovesciare il tavolo. Le delegazioni, ancora impegnate in una serrata serie riunioni, cercano di rassicurare, affermando che ormai c’è intesa su tutti gli elementi ‘chiave’, ma i segnali che arrivano sono quantomeno contrastanti. A cominciare dal fatto che l’Iran, ha detto un portavoce della Casa Bianca, non ha finora offerto i necessari “impegni tangibili” e, in mancanza di accordo, gli Usa e la comunità internazionale sono “pronti ad andarsene”. Che l’ultimatum possa essere una tattica negoziale per stringere i tempi non è certo da escludere. Ma la giornata resta segnata da messaggi confusi. Passata la scadenza per raggiungere un accordo quadro, prevista per la mezzanotte scorsa, prima si era detto che entro oggi si sarebbe arrivati ad una dichiarazione congiunta, poi l’agenzia russa Tass ha scritto che i negoziati potrebbero essere prolungati fino a domani, mentre altre fonti non escludono che si possa andare anche oltre. La Casa Bianca ha iniziato a fare la voce grossa. “Finché i negoziati produrranno risultati gli Usa non porranno fine alle trattative in maniera brusca e arbitraria”, ha premesso il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest. In caso contrario, ha avvertito, l’Iran “potrebbe ritrovarsi a subire nuove e più pesanti sanzioni” e “il presidente Obama potrebbe considerare diverse opzioni”. Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov aveva affermato ieri che ormai “un accordo su tutti i punti chiave è stato raggiunto”, ma poi nel corso della notte è ripartito da Losanna e altrettanto hanno fatto i suoi colleghi cinese e francese.

Dal canto suo, il segretario di Stato Usa John Kerry, che aveva previsto di partire oggi, ha invece rinviato dopo aver aggiornato in videoconferenza Obama. Oggi si è incontrato per il settimo giorno di seguito col ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, che è ormai il capo di una diplomazia con cui Kerry ha trascorso più tempo da quando è alla guida del Dipartimento di Stato. “Credo che abbiamo un’ampia intesa quadro, ma ci sono ancora delle questioni chiave su cui si deve lavorare”, ha puntualizzato a sua volta stamattina il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond, che pure è ancora a Losanna, così come il suo collega tedesco Frank Walter Steinmeier e l’Alta rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini, che preside i negoziati. Pure il vice ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi aveva parlato della possibilità di una dichiarazione congiunta entro oggi, ma ha anche lasciato capire che il documento non conterrebbe elementi specifici, attirandosi così una sorta di anonima smentita da parte di un funzionario Usa, secondo cui i membri del ‘5+1’ (Usa, Russia, Cina, Francia, gran Bretagna e Germania) non accetteranno un documento che non contenga dettagli. Ed è stato lo stesso Araqchi, in un’intervista alla tv iraniana Channel One, ad indicare i nodi ancora da sciogliere dal punto di vista di Teheran: rimozione immediata delle sanzioni e libertà di ricerca e sviluppo. Una dichiarazione politica congiunta è importante, specie in vista della scadenza per l’accordo definitivo e dettagliato fissata al 30 giugno, ma Obama ha bisogno di elementi concreti da mostrare già ora ai parlamentari – sia repubblicani che democratici – che in Congresso si oppongono all’intesa con Teheran e che minacciano di mettersi di traverso con due disegni di legge per avere l’ultima parola sull’eventuale accordo e per imporre nuove sanzioni all’Iran. E “impegni tangibili” servono anche per mostrarli agli alleati più recalcitranti, in particolare ad Israele, il cui premier Benyamin Netanyahu ancora oggi ha ribadito che quella che si profila è “una cattiva intesa che danneggia Israele, il Medio Oriente e il mondo intero”.

Fonte Ansa

Roma, 2 aprile 2015