Nuda in Centrale, come era già successo nel 2013. In due anni nessuno si è mosso per aiutare questa donna
Milano – Stesso luogo, stessa scena, un anno e mezzo dopo. Peccato che in mezzo ci sia stata l’apertura di Expo. Venerdì pomeriggio, via Tonale, Stazione Centrale.
Una donna nuda dorme per terra, sdraiata su qualche foglio di giornale accartocciato. La foto riporta con la memoria al novembre 2013 quando la stessa persona era stata immortalata nello stesso identico punto e nelle stesse identiche condizioni. Con l’aggravante del freddo. Peccato che nel frattempo tanto si sia detto e solo qualcosa sia stato fatto per migliorare la situazione del quartiere che gravita attorno alla porta di ingresso in città. La città che dal 1 maggio al 31 ottobre è sotto i riflettori internazionali e su cui il governo si sta giocando la faccia.
La Centrale, per esempio, per arrivare preparata all’appuntamento con i 20 milioni di visitatori da tutto il globo attesi per Expo, ma ancora prima con il semestre italiano di presidenza del consiglio europeo di ottobre, si è rifatta il look. I lavori hanno visto una prima fase di restauro conservativo e di pulizia dell’intero edificio e una seconda fase di completa ridefinizione degli spazi per la creazione di una galleria commerciale da 500 metri quadrati, aperta anche di sera, con tanto di bistrot, e ristoranti, e la sistemazione di accessi e spazi esterni. Un investimento di 50 milioni di euro e una decina di anni di lavori. Il Comune di Milano ha fatto la sua parte: risistemando completamente le piazze adiacenti: IV novembre, Luigi di Savoia e Duca d’Aosta, e ristrutturando la fermata della metropolitana.
Risultato: se la stazione è diventata un vero e proprio gioiello architettonico e un punto di riferimento per lo shopping milanese, così non è per ciò che la circonda. Quello che avrebbe dovuto essere uno dei biglietti da visita della città è diventata la centrale del bivacco.
«La donna era nota ai servizi sociali anche due anni fa, quando venne fotografata per la prima volta – spiegano dall’assessorato al Welfare del Comune di Milano – ma il problema rimane lo stesso: trattandosi di una persona adulta non la si può costringere ad accettare un aiuto. Sappiamo bene che vivere in quelle condizioni mette a rischio la salute e la sicurezza di chiunque, ma non possiamo andare contro la volontà di nessuno». A dormire sui mezzanini, ai piedi delle vetrine luccicanti delle boutique 6.750 di profughi, di cui 2.630 siriani e 2.921 eritrei solo dall’inizio del 2015, cui si stanno aggiungendo già un centinaio di minori non accompagnati. Da ottobre 2013 sono arrivati in città, principalmente in stazione, più di 60mila profughi, di cui 14mila minorenni.
24 maggio 2015
(fonte IlGiornale)
AP