Alcuni volantini contenenti minacce ai cristiani di Gerusalemme e firmati da un’organizzazione finora sconosciuta che si definisce “Stato Islamico in Palestina” – con la palese intenzione di evidenziare la propria affiliazione o contiguita’ allo Stato Islamico – sono stati rinvenuti nella serata di giovedi’ 25 giugno in alcuni quartieri arabi della parte orientale della Citta’ Santa. Secondo quanto riportato dai media israeliani, nei volantini – su cui compare anche il logo dello Stato Islamico – i cristiani di Gerusalemme vengono minacciati di morte se non lasceranno la citta’ prima del 18 luglio, giorno in cui cade quest’anno la festa dell’Eid al Fitr, a chiusura del mese santo del Ramadan. Nel messaggio – che contiene minacce anche contro il Presidente dell’Autorita’ palestinese Mahmud Abbas – i cristiani vengono definiti “agenti d’Israele”.
Il messaggio intimidatorio contenuto nei volantini ha provocato immediate reazioni di Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme dei Latini, e dell’Arcivescovo Theodosios di Sebastia, del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme. “Non si sa chi ha distribuito i volantini” dichiara all’Agenzia Fides padre Raed Abusahliah, Direttore generale di Caritas Jerusalem “e francamente non sentiamo su di noi la pressione di questi gruppi di invasati. Ma certo l’episodio ha sparso preoccupazione tra una parte dei cristiani. Alcuni di loro si chiedono: come e’ possibile che questi pazzi siano arrivati fin qui?” Padre Raed fa notare che “le reazioni dei musulmani sono arrivate prima di quelle dei cristiani: tanti leader musulmani hanno condannato le minacce dei volantini e hanno detto che saranno i primi a difendere i loro fratelli cristiani, se succede qualcosa. Mentre molti fedeli cristiani hanno detto che non lasceranno mai la terra di Cristo, dove sono nati, davanti a nessuna minaccia”. Il Direttore di Caritas Jerusalem fa anche notare che “queste sigle e questi gruppi possono essere appoggiati e infiltrati da forze che agiscono nell’ombra, come si vede anche in quello che sta accadendo in Iraq e in Siria. Magari adesso c’e’ chi vuole far vedere che i cristiani sono fragili e hanno bisogno di qualche forma di ‘protezione’, evidentemente non disinteressata”.
Fonte Agi
Roma, 28 giugno 2015