Si profila la “messa alla prova” per un carabiniere accusato di avere picchiato un attivista No Tav nel corso degli scontri intorno al cantiere di Chiomonte, in Valle di Susa, del 3 luglio 2011. L’istanza è stata formulata dal suo avvocato che ha chiesto al giudice di Torino, Giorgio Gianetti, l’affidamento del militare “a un’associazione della Costa Smeralda che si occupa di assistenza alle persone disagiate”. Il carabiniere ha anche offerto 1.500 euro di risarcimento all’attivista No Tav vittima del pestaggio, che era stato trascinato a terra e percosso da appartenenti delle forze dell’ordine durante gli scontri. Il militare, appartenente ai “Cacciatori di Sardegna”, era stato riconosciuto attraverso l’esame dei filmati per via di un tatuaggio. La somma è stata rifiutata dall’avvocato di parte civile, Claudio Novaro: “Quell’episodio – ha detto oggi in tribunale a Torino – è stato rubricato come lesioni ma potrebbe tranquillamente rientrare nell’alveo dei ‘trattamenti disumani e degradanti’. La proposta è insufficiente: sotto i cinquemila euro non si può scendere”. La pm Nicoletta Quaglino, nel corso dell’udienza, ha replicato che il tribunale di Torino, nel maxi processo a una cinquantina di No Tav per gli scontri di Chiomonte, “ha riconosciuto ai poliziotti e ai carabinieri feriti una media di circa 800 euro”. La decisione, riguardo alla messa in prova in Costa Smeralda e al risarcimento, verrà presa mercoledì prossimo.
Al vaglio del tribunale non ci sono altri episodi di violenze ai danni di No Tav relativi agli scontri del 3 luglio, che sono stati trattati nel corso di un maxi processo che ha visto centinaia di elementi delle forze dell’ordine fra le parti lese.
Fonte Repubblica
Roma, 10 luglio 2015