La Turchia torna nelle mani di Recep Tayyip Erdogan. “La volontà nazionale – commenta il presidente – si è manifestata a favore della stabilità. Adesso un partito con circa il 50% in Turchia ha conquistato il potere, questo dovrebbe essere rispettato dal mondo intero, ma non ho visto questa maturità” finora. Intanto la tensione è alta ed esplode la rabbia dei curdi.
Un uono è rimasto ferito oggi davanti al palazzo presidenziale turco di Tarabya a Istanbul: si è sparato da solo dopo aver sottratto la pistola a una guardia di sicurezza, secondo quanto riferisce l’ufficio della presidenza, citato da media locali. L’uomo, di circa 20 anni, avrebbe cercato di entrare nel palazzo e dopo aver incontrato la resistenza degli agenti avrebbe tentato il suicidio. Inizialmente i media turchi avevano parlato di un colpo sparato da un poliziotto. L’uomo è stato trasportato in ospedale.
L’Akp di Recep Tayyip Erdogan trionfa a Istanbul e Ankara. Nel voto di ieri in cui ha recuperato la maggioranza assoluta in Parlamento, il partito del presidente turco ha conquistato quasi il 50% anche nelle due principali città del Paese. Con il 100% dei seggi scrutinati, nella metropoli sul Bosforo l’Akp ha ottenuto il 48,92%, mentre nella capitale turca il 48,98%. In entrambi i casi fa registrare una crescita di oltre 7 punti rispetto al voto del 7 giugno. Due risultati comunque in linea con il 49,48% conquistato a livello nazionale. A Smirne, terza città del Paese e storica roccaforte laica del Chp, il partito di Erdogan si è invece fermato al 31,7%, guadagnando però 5 punti rispetto a giugno.
Il risutato
L’appello alla stabilità del presidente turco sfonda nell’elettorato nazionalista e riporta il suo partito Akp alla maggioranza assoluta persa a giugno, tornando alle percentuali record del 2011. Con il 49,4% dei voti e 316 seggi, nel voto anticipato supera anche i sondaggi più favorevoli e promette di guidare ancora la Turchia per i prossimi quattro anni. Un risultato ottenuto nonostante il partito filo-curdo Hdp sia riuscito anche stavolta ad entrare in Parlamento superando la soglia di sbarramento record del 10%, perdendo un milione di voti rispetto a giugno ma diventando il terzo partito per numero di seggi (59) dopo il crollo del nazionalista Mhp, che si ferma a 41. Ma nel sud-est a maggioranza curda della Turchia è subito esplosa la rabbia per un risultato inatteso che spezza il sogno di fermare il cammino del ‘sultano’. Mentre ancora il conteggio dei voti era in corso, a Diyarbakir manifestanti curdi hanno appiccato incendi ed eretto barricate, scontrandosi con la polizia che ha risposto con gas lacrimogeni e una decisa repressione delle proteste. Un assaggio di quello che potrebbe succedere nei prossimi mesi se Erdogan proseguirà nel muro contro muro. In tre mesi di guerra al Pkk, oltre 150 soldati e duemila combattenti curdi sono già morti.
Turchia al voto, Erdogan: “Pensate alle vostre elezioni”
Roma, 3 novembre 2015