Il fratello di un soldato caduto in Afghanistan nel 2011: “Mio fratello è morto schiacciato nel Lince, e non in combattimento: per questo è giusto che non abbia né medaglia né riconoscimenti?”
È il 4 novembre 2015 e in piazza del Quirinale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta celebrando la giornata delle Forze Armate.
Un uomo della folla lo ferma, gli rivolge un appello accorato. Dietro, il ministro della DifesaRoberta Pinotti osserva accigliata. Il Presidente passa oltre, stringendo mani e ricevendo il saluto dei militari irrigiditi sull’attenti. Quindi si sente una voce che sovrasta anche la telecronaca della Rai: “Tutti i caduti devono essere uguali, a tutti la medaglia. Mio fratello è morto! Sono quattro anni e non sono stato ricevuto da nessuno.” Mattarella continua imperterrito, mentre la Pinotti pare visibilmente irritata.
Chi parla è Vincenzo Frasca, fratello del caporalmaggiore Mario Frasca, caduto in Afghanistan nel settembre 2011. Morto schiacciato sotto un blindato Lince, ribaltatosi in un incidente. Una cosiddetta “vittima del dovere“, non “vittima del terrorismo”: la differenza non è irrilevante, spiega il segretario del Partito per i Diritti dei Militari, Luca Marco Comellini. Che ha preso carta e penna e ha scritto proprio al Presidente Mattarella per chiedere che vengano abolite le differenze fra “chi viene ucciso da un colpo di fucile nemico e chi muore per un incidente”.