«Attendiamo la decisione dei giudici. Io sono ben conscio di quanto ho fatto e del comportamento che ho tenuto».

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Di fronte al crollo continuo di tutte le inchieste che avrebbero dovuto puntellare l’ipotesi della «trattativa» fra lo Stato e la mafia, la procura generale di Palermo, nel processo d’appello che vede imputati gli ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu, ha stravolto la strategia processuale, malamente adottata in primo grado, e abbandonato al suo destino il movente. Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, e il suo aggiunto Luigi Patronaggio, infatti, pur continuando a credere che Mori e i suoi uomini, a un passo dall’arresto di Bernardo Provenzano, lo abbiano lasciato fuggire, non teorizzano più, sconfessando alla radice la tesi del pm Nino Di Matteo, che quella scelta sia dipesa dal «dialogo» già in corso tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra, ma accusano l’ex generale del Ros di essere rimasto «scandalosamente inerte» per motivi che restano piuttosto misteriosi e che la procura tenta di rintracciare persino nella personalità di Mori e nella sua «oscura» carriera. La nuova strategia della pubblica accusa determina, dunque, l’immediata caduta dell’aggravante mafiosa. Il significato che potrebbe nascondersi dietro questa scelta lo abbiamo chiesto al diretto interessato.

Generale Mori, ha sentito? Stavolta la richiesta di condanna non è più di nove anni, come in primo grado, ma di quattro e mezzo.

«Ho sentito, ho sentito, mi ha appena informato il mio avvocato».

Cade l’aggravante mafiosa. In sostanza lei e Obinu avreste lasciato fuggire Provenzano, ma non più per mantenere in piedi la «trattativa» in corso fra lo Stato e la mafia. Il movente viene messo da parte e la contestazione è su una generica «inerzia».

«Esatto. E sono davvero curioso di leggere, per bene, l’intera requisitoria del procuratore generale. Poi ci sarà la controbatteria dei miei avvocati. Così, di primo acchito, mi viene da pensare che, caduto il movente principale, forse ce ne sarà qualcun altro. Ne ho parlato a lungo col mio avvocato, eppure nemmeno insieme siamo riusciti a rintracciarlo. La cosa mi lascia piuttosto perplesso. Non so davvero come giudicarla».