Il 6 gennaio di quest’anno, il mondo si è risvegliato con un incubo: quello della bomba nucleare. Quel giorno, la Corea del Nord ha testato una bomba all’idrogeno provocando le reazioni della comunità internazionale, Giappone in testa: “Non possiamo assolutamente permettere questo”, ha detto il premier Shinzo Abe.
Ma quello coreano è solo l’apice di un iceberg, quello di una possibile guerra nucleare, che è ben più ampio. Prendiamo per esempio la politica Usa su questo tema. Nel giugno 2014 l’Espresso ha rivelato l’esistenza di “venti ordigni americani nella base bresciana di Ghedi. Che i caccia della nostra Aeronautica possono sganciare in ogni momento”.
Notizia confermata da un’inchiesta del 20 gennaio scorso realizzata da Il Fatto quotidiano che, partendo da un documento del 12 novembre 2014, conferma quanto affermato dall’Espresso. Il Ministero della Difesa italiano è pronto a investire parecchi milioni di euro – scrive Il Fatto Quotidiano– per ammodernare le armi nucleari custodite nella base di Ghedi: “La notizia è ufficiale, tanto ufficiale che il Segretariato generale della Difesa ha firmato il contratto n. 636 in data 12 novembre 2014 del valore di oltre 200 mila euro per la sola progettazione delle opere di ammodernamento del sistema WS3(sta per Weapon Storage and Security System). Le informazioni su questo contratto, classificato ‘riservatissimo’, sono riportate nel documento della Corte dei conti sulla gestione dei contratti pubblici segretati del 2014, la ‘Deliberazione 18 novembre 2015, n. 11/2015/G’”. Quindi in Italia, mentre si discute da anni se realizzare o meno centrali nucleari, sono già presenti bombe (e parecchie) di questo tipo.
E, sempre per rimanere sul fronte nucleare americano, Franco Iacch ha ben spiegato su ilGiornale.it, qual è il potenziale militare di Obama: “Gli Stati Uniti prevedono di subire diversi tipi di attacchi cinetici, elettronici ed informatici oltre a raid convenzionali contro le strutture di supporto a terra. Non è escluso l’impiego di testate nucleari. Un’esplosione nucleare nella bassa orbita terrestre creerebbe un impulso elettromagnetico che potrebbe mettere fuori uso anche i satelliti schermati. Ma se ciò accadesse resterebbe sempre la linea Minuteman. I limiti simmetrici della componente strategica terrestre in un ‘First Strike’ così come la ‘ridotta’ potenza di un sistema nucleare aviolanciato, comunque ostaggio di un sistema logistico standard, conferiscono alla mobilità ed elusività dei ‘boomer’, il ruolo principale anche in un asset strategico del futuro”.